Huré Frères, l’equilibrio in vigna prima di tutto

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Siamo nello Champagne. Huré Frères è una maison famigliare, anche se da poco acquista le uve dei vigneti che a seguito di divisioni sono passati ad altri famigliari. In totale sono dieci ettari.

Si tratta di veri vigneron, che conoscono perfettamente il loro terroir e lo vogliono ritrovare nel vino. La filosofia è di fare bene e per questo si ispirano a ricette biologiche e biodinamiche senza però voler aderire a nessuna scuola o certificazione. Attraverso il lavoro del suolo cercano che le radici vadano sempre più in profondità. L’importante, per loro, è trovare l’equilibrio di ogni vigna, e attraverso un approccio individuale ci cerca di rivelare la personalità di ogni parcella. Il lavoro di vinificazione in fusti non nuovi è in costante aumento. La gamma è completa e comprende vini di carattere più da aperitivo, accanto ad altri più adatti a una gastronomia di livello.

Questi i loro Champagne che ho assaggiato.

Invitation Brut (assemblaggio di pinot meunier al 45%, pinot noir al 40%, chardonnay al 15%). Dosato 8 grammi. Completato con circa 35% di vini di riserva, tre anni sui lieviti. Vuole rappresentare l’unione di tutti i vari terroir di proprietà. Il naso è da subito floreale e agrumato, fresco e piacevole. La bolla è fine, ricorda il pane e il lievito, sempre con garbo e pulizia. È un vino che va incontro a chi lo beve. (87/100)

Insouciance Rosé Brut (25% di chardonnay, il resto metà pinot nero e meunier). Dosato 7 grammi. La sosta sui lieviti è più corta, per ottenere un rosé leggero, elegante e rinfrescante. Naso che ricorda del vegetale tipo sedano, poi anice e ribes. Vivo e dinamico, si rivela un perfetto aperitivo. Finale molto secco. (84/100)

Extra-Brut Réserve. È prodotto come Invitation, salvo che la sosta sui lieviti è di un anno più lunga. Dosato a 3 grammi. L’idea è di conservare un vino facile, però con più complessità, che continui ad avvicinare il pubblico senza intimidirlo. Si sente molto il lievito, poi aromi di erba secca, fichi, mandorle. Al palato anice, liquirizia, forte e delicato al tempo stesso. Un vino teso. (85/100)

Inattendue Blanc de Blancs 2009. Extra-brut dosato a 4 grammi. Ha questo nome perché è uno chardonnay coltivato sulla Montagne de Reims, luogo di elezione del pinot nero. Quindi inatteso. Naso vivo, palpitante, oscilla tra le note vivaci di pompelmo e quelle più mature di burro e vaniglia (dovute alla buona qualità del millesimo di base). Riesce ad essere tagliente senza diventare austero, salino e diritto, termina su un ricordo di liquore di mandorla che si fonde con note esotiche di frutta acidula, pane grigliato e zenzero. Una persistenza non comune. (91/100)

Mémoire Extra-Brut. Assemblaggio di 10% di chardonnay e per il resto metà pinot noir e meunier. Dosato 2 grammi. Si tratta di una solera iniziata nel 1982, condotta con soli vini di riserva. Questi vini sono una tradizione famigliare e per questo hanno deciso di provare a creare questa cuvée con l’aggiunta di un 30% di nuovo vino ogni anno. Naso non proprio facile, tra il medicinale e il legno (note di pasticceria e liquirizia). Il palato è dominato da una frutta molto matura tipo albicocca, accanto a frutta più acidula. Bolla finissima e ancora una grande persistenza. Domanda pazienza, è uno champagne da mettere in cantina per domare l’acidità che a tratti ricorda un Madeira. (92/100)

Terre Natal 2002. Selezione manuale di tre vigne di Ludes, 20% di pinot meunier e per l’altra parte metà pinot nero e metà chardonnay. Dosaggio 3 grammi, dieci anni sui lieviti in cantina. Non viene prodotto tutti gli anni. Maturo ed aperto. Un naso straordinariamente complesso. Erbe, spezie, anice. La classe emerge al palato, caratterizzato da una salinità evidente. Autorevole per presenza e continuità, fa della finezza il suo tratto più marcante. Finale speziato e di crosta di pizza. Grande freschezza, un vino da alta gastronomia. (95/100)