Ho bevuto due rosati del 2007

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Bere rosati d’antan non è facile in Italia. O meglio, non è facile da nessuna parte, però magari qualcosa a Tavel, in Francia, lo trovi, o anche nei cru di Provenza. In Italia no, non c’è l’abitudine di metter da parte le bottiglie, e figurarsi quelle di vini in rosa. Così mi sono avvicinato con una certa curiosità ad una degustazione assolutamente fuori dagli schemi messa insieme dallo staff di deGusto Salento a Roséxpo. Perché in assaggio c’erano rosati di annate passate. E c’erano due rosati salentini del 2007. Rosati di più di sette anni. Quando mai ti capita di tastare roba del genere?
I due rosé settenni rappresentano due stili agli antipodi nell’interpretazione in rosa del neogramaro del Salento. Uno segue le vie della snellezza e dell’eleganza affilata, l’altro vuole la rotondità e la morbidezza, e per raggiungerla si adatta persino ad un passaggio nel legno (dodici mesi in botti di acacia). Il primo è il Girofle di Severino Garofano, l’altro è il Diciotto Fanali di Apollonio. Due rosati che rappresentano, per me, altrettanti benchmark del Rosato del Salento.
Ora, com’erano dunque questi due rosé del 2007? Ed erano ancora bevibili?
Risposta numero uno: erano ancora in buona forma. Risposta numero due: certo che erano bevibili, perbacco, anche se, ovvio, mostravano qualche segno del tempo (ci mancherebbe non fosse così).
Terza domanda: dunque i rosati vanno bevuti vecchi? Risposta: nossignori, però è curioso vedere cosa succede loro col tempo.Comunque, ecco le mie impressioni, prese dal mio taccuino degli appunti (eggià, scrivo su un quadernetto, e con la stilografica per giunta, altro che tablet).
Salento Rosato Girofle 2007 Azienda Monaci Severino Garofano
Magari non mi credete, ma dal colore sette anni non glieli avresti dati. Certo, era aranciato, ma ancora brillante. Roba che ti fa comunque pensare a una tenuta complessiva del vino. Infatti, i profumi erano elegantemente impostati sui fiori secchi, sul karkadè. In bocca mostrava una freschezza invidiabile. Eppoi toni agrumati (una leggera arancia candita, anche).
Salento Rosato Diciotto Fanali 2007 Apollonio
Un rosé che nasce per l’affinamento, ché ne fa già di suo in legno e in vetro, prima di andar venduto. Il colore mostrava toni aranciati. Il naso sfoggiava accattivante complessità: china, rabarbaro, olive in salamoia, spezie, frutta candita. In bocca, insieme, una vena di morbidezza e una traccia amaricante, e qualche memoria come di brandy, di sherry. E un guizzo di freschezza.
photo @paolagiagulli