Il Gropél e l’appassimento gardesano, quello storico

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Gianfranco Comincioli è un omone grande e grosso con due mani larghe così e una voce profonda e meditata. Pur avendo ricoperto ruoli pubblici, non è persona che cerchi la cosiddetta visibilità, e anzi va avanti per la propria strada, talora fuori – apparentemente – dagli schemi e dai dogmi, con un proprio e personale progetto e una continua e assidua tensione verso il miglioramento. Ha casa, cantina, vigna, olivi e frantoietto a Puegnagno sul Garda, paese di cui è stato anche sindaco, in piena Valtènesi, sulla riviera lombarda del lago di Garda.

In particolare, Gianfranco ha un’idea tutta sua del groppello, la varietà viticola principe del territorio, e sui vini rossi che se ne possono trarre, seguitando a percorrere l’idea dell’appassimento almeno parziale delle uve, come da tradizione tramandatagli dal padre Giovanni Battista e da lui anno per anno affinata e perfezionata. A chi obiettasse che l’appassimento non appartiene a questa porzione di terra lacustre, potrei suggerire la lettura di antichi testi, tra cui la settecentesca “Verona illustrata” di Scipione Maffei, uomo che ha segnato la cultura veronese (per capirci, il palazzo di famiglia è quello che sta in fondo a piazza delle Erbe, nel cuore di Verona), il quale, con riferimento all’antico Acinatico descritto da Cassiodoro per l’epoca romana, scriveva che quel vino “si fa anche nel Bresciano di qua dal Chiesio, e dovea farsi anche in quel tempo; ma con tutto ciò solamente a’ Decurioni Veronesi se ne fa richiesta, perchè quel tratto era allora del Veronese”. Di qua dal fiume Chiese, nel Bresciano, c’è appunto la Valtènesi, che pur essendo in provincia di Brescia è tuttora l’ultimo lembo della Diocesi di Verona, così come un tempo era pertinenza del capitanato scaligero. Ergo, la tradizione “veronese” dell’appassimento aveva radici ben piantate anche da quelle parti.

Di rossi da appassimento parziale o totale Gianfranco ne fa due, il Gropél e il Sulér. Oggi mi soffermo sul Gropél, che reputo uno dei vini rossi più paradigmatici del territorio.

In netta prevalenza ottenuto da uve di groppello – gropèl nella parlata locale – con un saldo di sangiovese, marzemino e barbera, come vogliono i disciplinari del luogo, proviene per una parte da uve parzialmente appassite in solaio. Le masse affinano in legno o in inox prima dell’assemblaggio. Ovvio che l’appassimento conferisce struttura, ma non ci sono eccessi in questo vino. Piuttosto, ad emergere netta e solidissima è l’indole dei suoli, del clima e del vitigno. Dunque, il sale, tanto sale, che è tipicissimo dei paesaggi di morena benacense e allunga il sorso, innervato da una freschezza ventosa, del tutto anch’essa gardesana, e una fragola matura, classicamente varietale, e un che di spezia, che pure appartiene alla varietà prevalente. Il sorso è lunghissimo, frutta e sapidità seguitano a giocare a rimpiattino. Un vino aristocratico eppure fedelissimo compagno della tavola. Un vino che riafferma il lignaggio vinicolo del Garda, e di questo non finirò mai di ringraziare Gianfranco Comincioli, cui mi legano l’appartenenza lacustre, pur di opposta riviera, l’età, essendo nati nel medesimo anno, e un po’ anche quell’andare avanti per le nostre strada, talora fuori – apparentemente – dagli schemi e dai dogmi.

Riviera del Garda Classico Groppello Gropél 2015 Comincioli
(90/100)


2 comments

  1. bortolo

    Che dire …………. Un quadro perfetto del territorio, degli usi e conoscenze storiche , della storia di questa famiglia e dell’uomo capace di interpretare il passato e scrivere il tratto del futuro

    Gianfranco , uomo amante della propria terra , delle tradizioni e dell’innovazione , dispensatore del suo sapere e promotore di umiltà.

  2. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    Grazie per la testimonianza.

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