Tra i grandi misteri del vino c’è il tempo

reynard_400

Tra i misteri del vino c’è, a mio avviso, il tempo. Il tempo che riduce certi vini a poca cosa. Il tempo che sembra non passare mai per altri vini, lentissimi a rivelarsi e fin troppo austeri nella loro giovinezza.

Da quel poco che sono riuscito a capire, i grandi terroir (nelle mani di un grande produttore) sono quelli che più hanno bisogno di essere attesi. Non si concedono, respingono e chiedono umiltà a chi li avvicina. È quanto mi è recentemente successo con un grandissimo vino identitario, una syrah coltivata sui terreni scoscesi e pietrosi di Cornas, dove regnano gli scisti e il granito.

Reynard è la cuvée più completa di Thierry Allemand e proviene da uno dei più grandi cru delle Côtes du Rhône, appartenuto al mitico produttore Noël Verset. Lo stile di Thierry si è negli anni distaccato da quello del suo mentore. Niente tecnologia, tanto lavoro in vigna, affinamenti lunghissimi fino a due anni in barriques totalmente esauste (come ad esempio Château Rayas a Châteauneuf-du-Pape, capito produttori che giurate solo sul legno nuovo?), poco o nessun uso di solfiti. A vent’anni di età il vino si è rivelato di una giovinezza disarmante. Gli amici con i quali l’ho condiviso sono rimasti perplessi di fronte ad un vino quasi muto, buono ma non all’altezza della sua fama. Certamente mostrava un lato minerale preponderante, quasi invadente e monolitico, con le classiche note speziate di pepe in sottofondo. Ci sono voluti cinque giorni a bottiglia mezza piena perché uscisse la sua vera personalità. Un palato sontuoso con una struttura setosa e finissima, nonostante la massa tannica evidente. Finale di rose e violetta di una grande purezza. Lontano anni luce dagli stereotipi della syrah, un vino dominato dal suo terroir e che è ben lontano dall’essere al suo apogeo.

Cornas Reynard 2000 Thierry Allemand
(94/100)

In questo articolo