Francia, è la vendemmia più precoce dalla Rivoluzione

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Tempo di vendemmia. Come è ormai abitudine, si sprecano le considerazioni più o meno banali sulle quantità prodotte e sulla qualità dei vini di ogni regione. Non ne vedo il bisogno, visto che quasi sempre si tratta di veline fornite da consorzi, associazioni o produttori che come principale obbiettivo hanno quello di comunicare che l’annata è magnifica e i vini saranno indimenticabili. Già sappiamo che questo 2020 sarà “un millesimo di incredibile qualità”, e questo in tutta sincerità mi preoccupa molto. Secondo i canoni ormai consolidati, questo significa alte gradazioni, colori intensi, grandi potenze e via discorrendo. Come se questi fossero i parametri che identificano il grande vino. Attendiamo che i vini siano imbottigliati e assaggiamo, questa è l’unica cosa sensata da fare.

Interessante invece un articolo di Michel Bettane sul sito Bettane&Desseauve, che fotografa quello che è accaduto e sta accadendo oltralpe. Credo valga la pena riassumerlo per capire cosa potremo attenderci dai vini francesi in questo per molti versi sorprendente 2020.

Ad inizio settembre le vendemmie erano terminate o in gran parte finite nella Champagne, in Borgogna (Chablis), nel Beaujolais e in Provence per i bianchi e i rosati e si era iniziata ormai da un po’ la raccolta dei bianchi a Bordeaux, dei rossi nella Loire, dei riesling in Alsace, nelle Côtes du Rhône e nel Sud-Ouest. Chiaramente tutto il mese di settembre sarà impiegato per completare la vendemmia delle varietà più tardive. Quello che già si può dire è che nei settori più precoci si tratta della raccolta più anticipata dai tempi della Rivoluzione Francese, parliamo di oltre duecento anni fa.

È interessante notare come tutto questo non sia la conseguenza di una estate che pure è stata particolarmente calda. Si deve invece al caldo e alle giornate di grande sole di aprile, che hanno provocato una accelerazione della fioritura. I volumi sono stati piuttosto generosi, pur in presenza di episodi di gelo o della diffusione di malattie della vite. Nell’Est della Francia il problema è stata la grande calura, con giornate ad oltre 40°, e la mancanza di pioggia. Molte vigne hanno avuto problemi di bruciature alle foglie, dovuti anche all’uso di zolfo nel trattamento contro l’oidio. Di conseguenza molti grappoli, anche per la caduta delle foglie, hanno sofferto e si sono seccati. Sarà da vedere come sono andati i migliori cru, ma la sensazione non è delle migliori.

I vigneron sono di fronte a un lavoro titanico per riuscire a fare una cernita delle migliori uve. Nella stessa fila si possono trovare grappoli appena maturi, altri perfetti, altri bruciati o appassiti. Difficoltà accentuate dal contesto di una annata marcata dalla crisi del Covid e complicata da gestire per il personale. In alcune zone si è deciso di vendemmiare con precipitazione, ad esempio per gli chardonnay della Champagne o della Borgogna, con il risultato di avere dei vini difficilmente all’altezza del loro terroir. Chi ha avuto il coraggio di attendere ha beneficiato delle piogge del 22 e 29 agosto, e questo ha consentito di poter raggiungere una maturità più completa, anche grazie a una selezione dei soli grappoli privi di marciume. In media c’è stato uno scarto del 10% o 20%. Nel Beaujolais la maturità è stata buona, anche se il rischio arriva da gradazioni zuccherine fin troppo ricche. Sarà la sensibilità del produttore a fare la differenza. In Provenza si parla di una vendemmia eccellente, sia per i bianchi che per i rosati, il tempo è stato più clemente a queste latitudini, con delle acidità equilibrate. Fanno discutere le decisioni assunte dalle autorità relativamente alla riduzione delle rese per ettaro nella Champagne allo scopo di ridurre i volumi disponibili alla vendita ed evitare il ribasso probabile dei prezzi.