Figeac 2009, l’idea dell’infusione e non dell’estrazione

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La cosa più singolare di Château Figeac è il suo terroir, diverso da qualsiasi altro a Saint-Émilion. Figeac comprende tre colline alle porte di Pomerol, con suoli molto diversi: si va dalle grave fino a suoli di quarzo e silex. Questo ha consentito di trovare terreno ideale per piantare cabernet sauvignon, presente per il 35%, che qui riesce a maturare perfettamente. A completamento ci sono un 35% di cabernet franc e un 30% di merlot, percentuale molto bassa per Saint-Émilion. L’età media delle viti è di quaranta anni. In cantina si vinifica con il cappello immerso, con l’idea dell’infusione e non dell’estrazione, per ottenere tannini fitti ma non duri. L’affinamento invece è classico, in barriques nuove al 100% di cinque tonnellier diversi. Questa pratica è necessaria per una buona ossigenazione del vino.

Il 2009 è stato un millesimo caldo, con alti tenori di zucchero e quindi di alcol. La salvezza è venuta dai cabernet, che hanno salvato la freschezza del vino e apportato una complessità aromatica di grande spessore. Per contro si tratta di una annata che più di altre avrà bisogno di tempo per rivelarsi completamente.

Il colore è nero, il naso porta subito a pensare che siamo di fronte a un cabernet franc per la presenza di una decisa nota speziata. Poi pepe, ferro, frutta scura. La parte che mi convince di meno è quella del legno, che mi sembra ancora presente in abbondanza. Nonostante la massa tannica, il vino mantiene un lato selvaggio e indomito, finale di bacche e mirtilli. Probabilmente si farà, ma credo che serviranno almeno trenta anni. Finale di grande potenza alcolica, dominato dalla struttura tannica.

Saint-Émilion Grand Cru Classé 2009 Château Figeac
(89/100)

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