Il Fiano di Avellino Clos d’Haut di Villa Diamante

fiano_clos_300

Clous d’Haut è una piccolissima vigna a Montefredane, terra di fiano indimenticabili. Antoine Gaita di Villa Diamante l’ha chiamata così perché si presenta chiusa in alto dalla vegetazione e da un muro. Chi ama il fiano, e siamo in tanti, ha voluto prima o poi incontrare e, soprattutto, degustare i vini di Antoine e sua moglie Diamante perché rappresentano una delle migliori interpretazioni di questo bianco straordinario e così affascinante.
Montefredane è ritenuta una delle zone più vocate, con una identità propria ben intuibile nei fiano di Villa Diamante per chi è un degustatore attento. Assaggiare poi diverse annate di fiano di Montefredane insieme ad Antoine è un privilegio che ho vissuto qualche anno fa e che oggi acquisisce un valore per me particolarmente importante visto che è non c’è più.
Diamante continua il lavoro della piccola azienda di famiglia con una responsabilità notevole vista la grande considerazione rivolta a questi fiano. Ma sta lavorando molto bene, unendo alla grande passione e conoscenza del territorio, una sensibilità che aumenta l’aspetto emozionale legato a certi vini. Quei vini che appena messo il naso nel bicchiere accendono l’attenzione, incuriosiscono i sensi, si fanno bere e ribere facendo vibrare le corde dell’emozione.
Come dicevo, Clos d’Haut è una piccola vigna chiusa in alto, di appena 2.300 metri quadri, formata da ceppi di circa 15 anni, il suolo è in superficie ricco di ceneri vulcaniche spinte sin qui dalla furia del Vesuvio, il terreno si presenta molto sciolto ed è ad una altitudine di cinquecento metri.
La 2013 è la prima annata prodotta ed ho avuto il piacere di stapparne una bottiglia qualche mese fa insieme a Diamante. È un fiano di grande personalità e profondità, lo trovo elegante, molto diverso da tanti altri. Al naso va inseguito, vuole tempo, apre su toni delicatamente fumé, si sofferma a lungo sugli accenti minerali, il frutto si fa attendere, sa di pera e pesca gialla, poi castagna e fiori. Il sorso esprime ritmo e dinamicità, ora setoso, poi tagliente, con intervalli asimmetrici, minerale e fumé, si allunga e chiude sulle note saline. Un bianco che si fa ricordare.

In questo articolo