Ma per favore non fate il rosé con l’uva acerba

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Nell’ultimo paio di mesi mi è capitato di assaggiare un sacco di vini rosati italiani. Un sacco, proprio, ché oggi un po’ tutti si stanno buttando sul rosato. Con esiti talvolta piuttosto discutibili.

Lo dico chiaro e tondo: non tutte le uve sono adatte a fare rosé. Alcune non lo sono proprio strutturalmente. L’idea che per fare un rosé basti fare un vino dal colore rosa è ignobile e mi fa molto, ma molto incazzare (si può scrivere incazzare? si può). L’idea che se hai un’uva inadatta a fare rosé basti raccoglierla prima è altrettanto ignobile. Non si fa vino con l’uva acerba!

Il risultato del fare rosé con l’uva acerba? Un vino dalla tonalità rosa che in bocca finisce per essere inevitabilmente amaro. Se l’uva è acerba, il vino che ne esce è amaro, per forza. Se poi quel rosé lo servi freddo, come quasi sempre accade, l’amaro è ancora più fastidioso.

Qualcuno di questi parvenue del rosé, sentendolo amaro, lo caricano di zuccheri. Con il risultato di fare una “cosa rosa” che parte stucchevole e finisce amara.

Il rosé si fa con l’uva che sia matura. Non ho detto stra-matura, ho detto semplicemente matura, ma non acerba. Il rosé si fa con l’uva adatta a fare il rosé. Se fai il rosé con l’uva acerba o con un’uva non adatta a fare il rosé, finisce inevitabimente che fai una porcheria. Come cominciano a essercene un po’ troppe in giro.


1 comment

  1. Francesco labbrozzi

    giustissimo!
    La maturazione consente l’attivazione di precursori aromatici indispensabili per il giusto corredo del un vino.
    Ancor di più per i rosati da bacca nera che hanno pioco tempo per attrezzarsi.
    Riassumendo: materia prima di assoluta eccellenza, e tecnologia adeguata. 🔝.

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