Fatevi capovolgere dal vino capovolto

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Mi viene difficile recensire “Il vino capovolto“, ultima produzione di Porthos edizioni. Mi viene difficile in primis perché non è un’opera singola, ma una sorta di raccolta dei testi, il principale e più denso dei quali è “La degustazione geosensoriale” di Jacky Rigaux e gli altri sono alcuni brevi scritti di Sandro Sangiorgi, senza contare le prefazioni e le introduzioni (ce n’è più d’una). Mi viene difficile anche perché è atipico che l’opera originale sia intervallata in vari punti, nel corpo del testo (e non a pie’ di pagina), da dei commenti, stilati da Sangiorgi, che se da un lato possono aiutare nella comprensione della trattazione, dall’altro rischiano di spezzare la narrazione e dunque di renderne meno consequenziale la tessitura interna.

Ciò detto, sintetizzo da subito il mio parere su questo libro, e il mio parere è che “Il vino capovolto” è un libro che chiunque si occupi di vino dovrebbe leggere. Il che non significa un invito esplicito a condividerne i contenuti. Significa che ritengo piuttosto interessante approcciare il vino da un punto di vista che è per certi versi realmente “capovolto” rispetto a molti convincimenti correnti. Ma questo capovolgimento è per molti aspetti tutt’altro che velleitario, e anzi si presta ad applicazioni che potrebbero condurre il produttore, il critico e lo stesso bevitore ad un mutamento – non importa se totale o parziale – del proprio approccio al vino.

Ad esempio io ritengo di aver trovato nelle parole di Rigaux una spiegazione logica ad un’idea che mi stavo formando da tempo, soprattutto sotto la spinta della crescita vertiginosa delle deviazioni che individuo nei vini, ed è la prevalenza del gusto e del tatto sull’olfatto, che reputo facilmente ingannabile, e dunque divenendo esso stesso ingannevole, cosa che per la scuola classica suona come un’eresia.

Potrei fare altri esempi sul capovolgimento di visione proposto da Rigaux, che è responsabile della formazione continua all’Université de Bourgogne (e infatti il suo scritto è particolarmente focalizzato sulla realtà borgognona, il che talvolta suona come un limite), ma mi riservo di scriverne ancora, e in maggiore dettaglio, dato che ci sono parecchi punti di vista che a mio avviso meritano un approfondimento. Dunque, sarà un recensione “in progress” la mia.

Avverto solo il futuro lettore dell’opera che non si faccia infastidire da alcune considerazioni – come dire – “ideologiche” contenute nello scritto di Rigaux (e degli altri autori), ma ne ricerchi invece l’essenza, considerandola come un arricchimento del proprio bagaglio di prospettive. In questo, ripeto, “Il vino capovolto” è un libro da non mancare.

Jacky Rigaux – Sandro Sangiorgi, “Il vino capovolto”, Porthos edizioni, 140 pagine, 15 euro

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