Falconera, l’isola che da selvaggia diventa agricola

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Cosa succede quando a ventidue anni capisci che hai intrapreso la strada che non fa per te? Nulla di speciale, semplicemente inserisci la retromarcia e torni verso quella giusta. Questa è la storia di due ragazze che hanno deciso di diventare imprenditrici agricole. Dal 1986 la loro famiglia possiede un’isola: Falconera, nella laguna di Venezia. Un luogo incantato, ricco di biodiversità tipica della zona, dove erbe commestibili crescono spontanee e uccelli di ogni tipo ne fanno casa. Delicato, importante da salvaguardare. Questo è l’obiettivo di Anna e Martina che, dalle loro quattro mani, hanno fatto nascere un ampio frutteto, un orto di “castraure”, il carciofo viola presidio Slow Food, a breve un vigneto per produrre Malvasia. Vogliono rendere l’isola uno spazio aperto al pubblico e far conoscere a stranieri, e non, un territorio speciale, che pochi comprendono e prendono in considerazione. Come succede in molti ambiti poi, gli aiuti della regione tardano sempre ad arrivare e bisogna imparare a fare da sé. E pensare che la laguna di Venezia si trova a un’ora di traghetto da una delle città più belle d’Italia.

Prossimo passo: turismo rurale. Qualcosa di fresco, frutto di menti giovani, sensibili all’ambiente, al “chilometro zero” e ad un tipo di agricoltura più naturale e sano possibile. Questo è lo spirito che mi rende orgogliosa della mia generazione. Basta ai mammoni, che noncuranti si appoggiano ai genitori, basta agli eterni stagisti, basta a chi rimane con le mani in mano lamentandosi del grado di disoccupazione, basta a chi non prende un aereo e scappa all’estero a cercare una vita migliore. Anna e Martina sfidano questi atteggiamenti passivi, tipici dei ragazzi della nostra età, e ci danno un messaggio di grande coraggio. Ci ricordano che è la terra che ci ha dato la vita, è la terra che ci mantiene vivi. Quando figure come quella del contadino e dell’artigiano stanno scomparendo, è bello vedere i giovani approcciarsi a questi mestieri con, sicuramente, una marcia in più: quella della storia, dei racconti dei nostri nonni, dell’esperienza tramandata di mano in mano.

Quando si dice “innovazione e tradizione” sembra sempre una barzelletta, ma qui è tutto vero. È l’ora di appoggiare progetti così, e, se passate da quelle parti, fatevi stupire dall’unicità dell’isola di Falconera.


3 comments

  1. Bisteka

    Una sola parola : GRANDI

  2. Paola bianchi

    Ho letto oggi l’articolo sulla Tribuna di treviso…. ne sono rimasta commossa!!!…. L’isola la conosco xche’nel lontano 1979 siamo stati ospiti (classe 5’C Ist. Tecnico comm. 2 treviso) della Fam. SARZETTO in quanto eravamo compagni di classe di Gianmarco Sarzetto. È stato un fine settimana indimenticabile….. ed ora che so che è aperta ai turisti ci tornerò. Brave Ragazze!!! Paola Bianchi e Ruggero Bigolin

  3. Valerio

    Bello quello che stanno facendo le sono vicino col cuore ho fatto un giro a.S Erasmo e mi è piaciuto vorrei poter vedere e fotografare anche questa bellissima realtà

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