Epokale, la costruzione della tradizione

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Il concetto di “invenzione della tradizione” è stato introdotto dall’omonimo, illuminante libro curato da Eric Hobsbawm e Terence Ranger nei primi anni Ottanta (in Italia è stato pubblicato da Einaudi), nel quale si teorizza (e si dimostra) che non c’è stata epoca nella quale non si sia “inventata”, appunto, una qualche nuova “tradizione”, affermatasi in pochi anni e tuttavia presto percepita come consolidata, e dunque “antica”, in virtù di un suo richiamo più o meno diretto al passato. È soprattutto nei periodi di grandi e repentini mutamenti che questo processo assume una certa accelerazione, perché la “tradizione inventata” è utile per superare i momenti di crisi conclamata o anche solo potenziale, trasformandoli in opportunità. Non credo di essere troppo azzardato se affermo che un fenomeno simile sta manifestandosi (o si è manifestato) a Termeno, in Alto Adige, dove, a mio avviso, è in via di affermazione una “nuova tradizione” nell’ambito del vino, rispondendo così direttamente e con efficacia ai mutamenti in atto nel settore enologico locale e internazionale. Mi riferisco all’Epokale, un Gewürztraminer della Cantina Tramin, che Gabriele Gorelli, Master of Wine, ha definito “un vino leggendario, perché colma un vuoto, quello dei vini bianchi italiani di altissimo livello”. Però io mi sento di insistere nel dire che a Termeno non si sta costituendo una “leggenda”, bensì una “tradizione”, nel senso teorizzato da Hobsbawm e Ranger, tant’è che lo stesso Gorelli ha evidenziato che “altri stanno già cercando di fare un vino così”. Anche se capisco che possa essere circonfuso dall’aura del mito un vino che, alla sua prima uscita – l’annata era la 2009 – ottenne il “punteggio perfetto” di cento centesimi da parte del Wine Advocate di Robert Parker.

Non mi stupisce che questo processo per certi versi “storico” per i vini bianchi dell’Alto Adige e d’Italia avvenga in questa cantina, sotto la direzione di un enologo illuminato come Willi Stürz, uno dei leader carismatici del movimento che ha condotto all’ascesa reputazionale dei Gewürztraminer sudtirolesi, affermandone modelli per certi versi “estremi” come il celebratissimo Nussbaumer e il dolce Terminum. Direi che l’Epokale, vino tuttora in fase sperimentale, pur dopo sei vendemmie uscite sul mercato, quadra il cerchio, ponendosi come punto di sintesi delle altre due etichette, e da qui “spingendosi oltre“, prendendo spunto da un’altra affermazione di Gorelli.

Le citazioni del primo Master of Wine italiano vengono da quella degustazione che ha sapientemente condotto, a Termeno, di tutte e sei le prime annate dell’Epokale. Se parlo di “sapienza” è perché Gorelli ha intelligentemente proposto più interrogativi che certezze, nel corso degli assaggi, stimolando in tal modo la riflessione su “un progetto che porta certamente reputazione alla Cantina Tramin, ma anche a tutto il territorio dell’Alto Adige“. Ha anzi ipotizzato che possa essere “la varietà da climi freddi quella che si adatta meglio al cambiamento climatico”, ai “nuovi” climi torridi, e se questa ipotesi si dimostrasse solida verrebbe spontaneo pensare che l’area altoatesina possieda un vantaggio competitivo considerevole per gli anni a venire. Sperimentazioni come quelle dell’Epokale consentono di cogliere appieno questo potenziale.

Ho più volte parlato di “sperimentalità” perché in effetti le prime sei vendemmie dell’Epokale sono state connotate proprio dalla tensione progettuale, variando tempi e modi di raccolta e di vinificazione, tant’è che se la prima annata vedeva esplodere la dolcezza dei suoi centosette grammi di zucchero per litro, alcuni millesimi intermedi sono scesi intorno ai venti o trenta grammi (salendo però evidentemente di tenore alcolico), per arrivare all’ultima ora in uscita, la 2015, con cinquantacinque grammi, tenuti in equilibrio per me straordinario da una vena acida e salmastra che tonifica di continuo un sorso interminabile. Non solo, con l’ultima edizione, l’esuberanza olfattiva del vitigno, che spesso è ridondante, viene domata e racchiusa da una sorta di indole improntata al “sesto gusto”, l’umami, e pertanto, secondo Gorelli – e condivido in toto – “è probabile che abbia un’evoluzione che non sembrerà più neppure aromatica, ma andrà in una direzione più salata”, la quale ne favorisce e ne favorirà la bevibilità. Insomma, mi sento di affermare che questo non è più un vino “dolce” di quelli che si usano definire “da meditazione” (definizione che non mi piace, ma che rende l’idea), bensì un vino “gastronomico”, seppure per certi versi estremizzato, che come tale cerca abbinamenti innovativi, ma certamente assai gratificanti, se solo in Italia fossimo capaci di scrollarci di dosso certi ammuffiti stereotipi sullo sposalizio tra il vino e il cibo. È l’affermazione di un nuovo paradigma, l’invenzione di una tradizione.

Ora credo che sia il caso di dare qualche cenno delle singole annate. Cui non assegno punteggi, perché sarebbe fare torto alla visione d’assieme.

Alto Adige Gewürztraminer Spätlese Epokale 2009. Alcol 12.5%, zuccheri residui 107 grammi-litro, acidità totale 5.6 grammi-litro. Verdeoro nella livrea (ed è la tonalità tipica dei vini dolci di grande capacità di tenuta nel tempo), ha un carattere spiccatamente tropicale. La dolcezza è ovviamente consistente, ma non è per niente estranea a un corredo aromatico altrettanto notevole. Il tocco amarognolo del vitigno agisce da bilanciamento.

Alto Adige Gewürztraminer Spätlese Epokale 2010. Alcol 13.5%, zuccheri residui 36 grammi-litro, acidità totale 5.0 grammi-litro. Un altro mondo. Energetico già dal gialloverde luminoso con cui si presenta nel calice, sfodera un’espressività giocata sulle memorie degli agrumi e di fresche e leggere sensazioni erbacee alpestri, sino al finale gradevolmente amaricante. Ha ancora lunga vita davanti a sé, in attesa che il frutto, ad ora contratto, si manifesti appieno. Buonissimo.

Alto Adige Gewürztraminer Spätlese Epokale 2011. Alcol 14.2%, zuccheri residui 30 grammi-litro, acidità totale 5.0 grammi-litro. Calano ancora di un po’ gli zuccheri (e il sale fa sì che il vino sembri di primo acchito, incredibilmente, quasi secco), ma, di conseguenza, l’alcol si spinge più in alto, il che si traduce in una dinamicità molto più rallentata, da vino maturo, un po’ chiuso su un’aromaticità tropicaleggiante.

Alto Adige Gewürztraminer Spätlese Epokale 2012. Alcol 13.8%, zuccheri residui 23 grammi-litro, acidità totale 4.5 grammi-litro. Gli zuccheri sono sempre di meno, e forse proprio per questo emerge, netta ma per me inattesa, una mineralità tattile quasi sassosa, insieme con un’inusuale, ma gratificante presenza di pepe bianco, elementi, entrambi, che contribuiscono a farlo sembrare quasi secco. Mi colpisce la sua originalità espressiva e mi domando in quale direzione possa evolvere.

Alto Adige Gewürztraminer Spätlese Epokale 2013. Alcol 12.7%, zuccheri residui 46 grammi-litro, acidità totale 5.0 grammi-litro. Gli zuccheri risalgono, la gradazione alcolica dunque si contrae, e il vino si fa austero all’olfatto e speziatissimo e teso al palato, il che mi fa ipotizzare che l’evoluzione possa essere lunga e quasi caleidoscopica. Uno di quei vini che vorrei avere la possibilità di assaggiare nel suo percorso di invecchiamento. Per me, un fuoriclasse.

Alto Adige Gewürztraminer Spätlese Epokale 2015. Alcol 12.5%, zuccheri residui 55 grammi-litro, acidità totale 5.1 grammi-litro. Risale ancora il residuo zuccherino, regge l’acidità, resta contenuto l’alcol. “Come tutti i grandi vini del mondo – ha affermato Gorelli – ha già una sua complessità fin dal momento di ingresso sul mercato”. Riporto le sue parole perché sono convinto che questo sia davvero da ascrivere tra i “grandi vini del mondo”. Prende il volo e va, e tu con lui.