E Cecilia vendette Villa Bellini

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La notizia girava da tempo nel passaparole degli addetti ai lavori, ma adesso il quotidiano veronese L’Arena l’ha ufficializzata: Villa Bellini, uno dei simboli del vino della Valpolicella – e della Valpolicella “naturale”, prima in biologico e poi in biodinamica -, ha cambiato proprietà. L’ha acquistata Riello Elettronica, la holding del celebre gruppo industriale veronese. Cecilia Trucchi, la vignaiola che ha sin qui condotto le vigne del brolo cintato di Villa Bellini, dice che “una delle condizioni della vendita è che si continui con l’agricoltura biologica e Pierantonio Riello sembra su questa linea e con intenzioni positive”. Bene, se lo dice la Ceci ci credo. Però mi dispiace.
Villa Bellini è sempre stata una realtà “anomala” nel panorama valpolicellese. In fondo lo era anche prima che Cecilia facesse le sue scelte che lì sono sembrate estreme (la gestione “naturale”, le fermentazioni spontanee indotte da lieviti indigeni, la coltivazione ad alberello). Da anni ormai – dal 2000 – ha rinunciato a fare l’Amarone. Già, rinunciare a fare l’Amarone non è mica semplice, ci vuole fegato a saltar giù dal treno in corso. Però Cecilia l’ha fatto. In cambio, ci ha dato un’interpretazione strepitosa del Recioto, che ha chiamato Uva Passa e che s’è fatto solo nelle grandi annate. E poi un Valpolicella che ne berresti a secchi, e che porta il nome di Sotto le Fresche Frasche. E poi ancora, e soprattutto, il Taso, un Valpolicella Classico Superiore che è l’archetipo di quel che può essere un grandissimo Valpolicella Superiore.
Ok, grazie Cecilia. Grazie di averci dato un sogno.
In bocca al lupo alla nuova proprietà.