Dutch Nazari, che fa rap ed è come un gin tonic

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Dutch Nazari è un giovinotto padovano che è da poco uscito con un album di un rap raffinatissimo che considero tra le cose migliori sfornate nel panorama musicale italiano nell’ultima manciata d’anni.

Due aggettivi? Intimista e disilluso. Come un gin tonic in una serata d’agosto, con la spezia che nel finale ti lascia un po’ d’amaro e allora ti fa pensare e magari ti mette un po’ di malinconia e però ti viene voglia di berne ancora un altro. Una cosa del genere. Peccato si faccia un po’ fatica a rintracciarlo, ancora, questo “Amore povero”. Io me lo sono procurato nello shop on line della piccola casa discografica, che è Giada Mesi.

C’è in particolare un brano, il primo, Proemio, che non mi esce dalla testa e che metto in loop e l’ascolto due e tre e quattro volte di fila perché ha in sé alcuni tratti di consistente lirismo, per esempio quando invoca “prendi le mie corde vocali nelle tue mani e fai uno strumento di me”. Bello, tanto.

C’è anche, dentro a questo lavoro, molto materiale per chi voglia cercare di comprendere la realtà giovanile italiana. Con le tensioni, le inconsistenze, gli amori, gli scoramenti, le disillusioni, le insicurezze, i condizionamenti. Sì, i condizionamenti, anche in materia di alimentazione.

“Mentre tu eserciti il libero arbitrio
Scegliendo il tuo preferito
Tra i vari cibi industriali
E la marca dei tuoi cereali”.

Ecco, queste parole qui sopra, che stanno sempre dentro a Proemio, mi hanno preso. Perché sono vere ma poco ci si pensa, e sono nella quotidianità dei nostri ragazzi, talvolta convinti d’esercitare una libertà che è fittizia, apparente, effimera, perché condizionata – eccoci al punto – dalla pubblicità, dal dominio delle multinazionali. In ogni momento della vita. Anche quello alimentare, appunto. Becchime da società postindustriale. Ché ogni epoca ha i suoi fattori di condizionamento e oggi il primo è forse proprio quello alimentare.

Per questo ho voluto scrivere due righe sull’album di Dutch Nazari. Perché può servire ad aprire una finestra sui nostri giorni e vale assai più di tante noiosissime tavole rotonde e della pletora di talk show da imbonitori televisivi che danno l’impressione di essere lì più per vendere sé stessi che per provare a leggere una realtà che forse neppure capiscono più, se mai l’hanno capita, se mai hanno voluto provarci a capirla. E poi perché si ascolta volentieri, questo “Amore povero”.

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