Dunque, è vero, il mondo del vino sta cambiando

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Ci sono delle volte che leggi un articolo o un post e pensi “ma questo l’ho scritto io” e invece non è mica vero che l’hai scritto tu, perché la forma è di un altro e quella è una testata o un blog su cui tu non scrivi, però avresti potuto scriverlo tu, parola per parola. Insomma, la cosa mi è successa verso fine settembre mentre stavo per scrivere le mie note su un vino di Petra, la cantina che la famiglia Moretti (leggi Bellavista e altro ancora) ha in Val di Cornia, Toscana. L’Hebo 2016, questo è il vino.

Ecco, stavo rivedendo i mie appunti e vedo uscire su Intravino un pezzo di Sara Boriosi nel quale lei scrive che ha assaggiato l’Hebo 2016 – lo stesso che avevo avuto nel bicchiere io – e che con quell’assaggio le “si è capovolto il ricordo dei vini che avevo catalogato nel mio archivio di degustazione schedando le etichette sotto la voce: impegnativi” – ed è stata la mia stessa, identica impressione.

“I vini assaggiati – aggiunge Sara – hanno perso la solennità che ricordavo, in favore di un carattere che li restituisce al calice agili e scattanti. Un passo completamente diverso dalla partenza, dove a guadagnare è la beva più snella per una complessità inalterata. Vini slanciati, senza spalline, glitter e permanente”.

A questo punto sono andato in crisi, perché – ripeto – è proprio quel che stavo per dire io, uguale spiccicato, a parte la parola “glitter”, che non so neppure bene che cosa significhi.

Dunque, è vero. In casa Petra si è fatto un cambio di stile radicale, non l’ho avvertito solo io.

Dunque, è vero, anche per chi, come Petra e la famiglia Moretti, guarda da sempre dritto dritto verso il mercato internazionale, sta progressivamente venendo meno la tendenza a fare vinoni per andare verso quelli che chiamo i vinini.

Dunque, è vero, in giro per il mondo si cercano sempre di più i vini che si bevano, e che però comunque non siano per niente banali, e quest’Hebo del 2016 banale non lo è per niente, ma bevibile lo è del tutto, tant’è che in due, al tavolo d’un ristorante, la bottiglia l’abbiamo prestissimo finita.

Dunque, è vero, anche le denominazioni minori, com’è quella di Suvereto, sotto la quale esce l’Hebo, possono diventare attrattive, e anzi lo stanno diventando.

Dunque, è vero, il mondo del vino sta cambiando.

Accidenti, quante cose che racconta una bottiglia.

Suvereto Rosso Hebo 2016 Petra
(90/100)