Due Santi, allora c’è qualcosa di buono al mondo

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“Alora che xe ancora qualcosa de bon al mondo!” esclama Stefano Zonta quando gli dico che – vabbé, non è una scoperta, e neppure una novità – il suo Cabernet del Vigneto Due Santi mi piace proprio un sacco.

Lo so che sembra una bestialità, ma dico, affermo, sottolineo che questo rosso sa di uva, proprio di uva succosa, matura, golosa. Gustosa. Ecco, gustoso è l’aggettivo giusto per questo bordolese – cabernet sauvignon e franc e un piccolo saldo di merlot – che parla il dialetto veneto delle ville palladiane, delle colline che hanno per fondale il Monte Grappa, lassù a Bassano.

“Alla fin fine – mi dice Stefano – il Due Santi è un vino dalla semplicità assoluta. Un po’ come quando vai a fare un’escursione con dei professionisti dell’arrampicata. Lo sai che è difficile, ma quelli ti stimolano, ti fanno essere alla loro altezza. Io da questa vigna mi sento provocato e stimolato contemporaneamente”.

Beata provocazione, se il risultato è questo.

Il fatto è che il Cabernet dei Due Santi è un rosso serio che però è anche piacere assoluto e beva totale.

“Faccio fatica a concepire la qualità senza la bevibilità, se manca quella c’è qualcosa che stride in un vino” mi fa Stefano.

Giusto. Qui non stride niente. Anzi, è un canto gioioso.

Breganze Cabernet Due Santi 2013 Zonta
(96/100)

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