Due bianchi liguri che vogliono la tavola

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Quando mi capita di assaggiare dei vini di produttori prima a me sconosciuti, se ne trovo d’interessanti mi segno i miei appunti e poi vado a cercare che cosa ne abbiano scritto le guide principali, per confrontare il mio e il loro parere. A volte concordo, altre no. Stavolta però la ricerca è stata vana, ché non ho trovato menzione, salvo mio errore, dell’azienda ligure Enrico Dario, che sarebbe da dire invero Dario Enrico, giacchè Dario è nome ed Enrico cognome.
Fu dunque nel 1968 che Dario Enrico decise di trasformarsi da coltivatore ortofrutticolo a vignaiolo, a Bastia d’Albenga, e oggi, se non ho capito male, sono i nipoti a continuarne l’attività viticola, su pochi ettari.
Ho avuto modo di tastare – e di berne un paio di bicchieri – il loro Pigato e il loro Vermentino, entrambi della vendemmia del 2015, e li ho trovati entra,bi un’espressione di quei bianchi marini, con quel loro tratto salmastro e iodato, che stanno volentieri sulla tavola, freschissimi di cantina, con un piatto di pesce o di verdure quando là fuori il sole picchia nell’estate. Bianchi che non vogliono stupire, ma piuttosto, appunto, stare sulla tovaglia apparecchiata, nei giorni delle vacanze, mentre tu, disimpegnato e indolente, chiacchieri coi tuoi commensali, e fai seguire il sorso al boccone, e là in fondo il mare manda bagliori. Un po’ di mare, del resto, te lo ritrovi nella chiara sapidità della bevuta. E c’è poi quel finale sottilmente amaro di mandorla, che ancora favorisce la beva in compagnia del cibo, e qualche traccia d’erba aromatica. Con una mia leggera preferenza per il Pigato, che mi pare di stoffa un po’ maggiore del Vermentino.
Riviera Ligure di Ponente Pigato 2015 Enrico Dario
(85/100)
Riviera Ligure di Ponente Vermentino 2015 Enrico Dario
(82/100)

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