Il Domaine de L’Arlot e la nozione del Monopole

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La nozione di Monopole apparve in Borgogna nel XIX secolo. Sta a significare l’unità di produzione e di commercializzazione di un solo cru riconosciuto e che appartiene a un solo proprietario, che si tratti di un semplice village, di un premier o di un grand cru. Può anche non essere di proprietà di chi lo commercializza. Giusto per fare gli esempi più celebri, Romanée-Conti e Clos de Tart sono dei Monopole. Il Clos de Vougeot lo era fino al 1889, oggi è diviso tra numerosi proprietari. L’interesse risiede nel maggiore valore catastale (anche il doppio) del Monopole rispetto al pezzettino di una vigna, sia pur prestigiosa.

Il Domaine de l’Arlot si trova un paio di chilometri a sud di Nuits-Saint-Georges. La sua esistenza è documentata a partire dal XVIII secolo. Dopo varie successioni e vendite, la proprietà è passata nel girone del gruppo Axa Millésimes, che ha contribuito a portare i suoi vini nell’Olimpo della Borgogna.

Dopo un passaggio al biologico nell’anno 2000, l’Arlot ha iniziato nel 2003 a condurre le viti secondo i precetti della biodinamica, notando un grande miglioramento nella qualità dell’uva.

Tornando a quanto detto all’inizio, va sottolineato che tra le vigne di proprietà ci sono due Monopole, il Clos de L’Arlot, declinato in bianco e in rosso, e il Clos des Forêts Saint Georges che è solamente piantato con uve rosse.

Vediamo come è andata la degustazione di alcune annate dei vini qui prodotti, illustrate da Géraldine Godot, direttore tecnico del Domaine.

Nuits Saint Georges 1er cru Clos de L’Arlot Monopole Blanc 2016. Dopo l’inverno più caldo dal 1900, la primavera ha giocato a fare l’inverno, con temperature molto fredde a marzo, tre mesi in ritardo sul calendario. Tra il 26 e il 27 aprile una terribile gelata distrugge le gemme e le prime foglie nei vigneti. Dopo un periodo di precipitazioni sostanziose, l’estate si installa a partire da luglio, con clima secco e caldo fino alla vendemmia, che avviene tra il 27 settembre e il 2 ottobre. Una raccolta che quindi ha visto dei grappoli maturi, ma delle quantità infime. Per i rossi è una annata concentrata e seria, elegante e che richiederà pazienza. I bianchi sono particolarmente freschi, precisi e minerali. Il palato è più rotondo, ad equilibrare l’acidità del liquido. I suoli per il bianco sono calcarei, con pendenze elevate che non permettono di meccanizzare i lavori. Si tratta di una vecchia cava sfruttata fino al 1860. Il naso è ancora segnato dal rovere, poi arrivano il burro, il limone e una nota di frutta esotica. Il legno sottolinea il vino senza prevalere, c’è una parte tannica che è figlia dell’annata. Floreale e fruttato (albicocca), ha una aromaticità pronunciata che lo fa assomigliare a un viognier. Finale amarognolo. Produzione ridotta del 70% per la gelata. (93/100)

Nuits Saint Georges 1er cru Clos de l’Arlot Monopole Rouge 2016. Sono due ettari con suoli diversi, attorno alla cantina. L’assemblaggio tra la parte alta e quella bassa conferisce complessità al taglio finale. Rispetto alla Côte de Nuits è un terroir che origina vini più leggeri e raffinati, privi della potenza tannica dei suoi vicini. Un vino a parte, con aromi di fragola e rose. Il frutto è dolce, poi arrivano tannini e acidità a dettare il ritmo. Un vino che si svela poco a poco, leggiadro e ancora giovanissimo. Lo definiscono un rosso su terra da bianchi. Ha un 20% di legno nuovo, gran parte vinificato con il raspo. (88/100)

Nuits Saint Georges 1er cru Clos des Forêts Saint Georges Monopole Rouge 2016. Il cru copre 7,20 ettari, un terroir privilegiato e che origina grandi pinot neri. Ci sono almeno sei vinificazioni individuali all’interno dello stesso cru, dovute alla presenza di suoli di origine geologica diversa. Il colore è più scuro del precedente. Il naso è straordinario, tra i fiori e l’arancio. Si lavora sulla struttura, il vino è profondo e concentrato, con una venatura fresca e un tannino maturo. Si esprime più al palato che al naso, termina su note di resina e tartufo. Da sentire tra vent’anni. (95/100)