Derenoncourt, anticonformista di Bordeaux

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Monsieur Stéphane Derenoncourt è oggi considerato uno dei tre più importanti consulenti dell’area bordolese. Eppure è quanto di più lontano possiamo immaginare dal profilo del consulente glamour e iperattivo. Pensiamo a Michel Rolland, ad esempio: niente di tutto questo. Stéphane non è amato dai circoli “che contano” a Bordeaux. La sua origine modesta e il suo distacco dal mainstream finanziario e vinicolo lo rendono un personaggio suo malgrado. Si percepiscono una certa malinconia e un fondo di insoddisfazione nonostante le cose oggi vadano decisamente bene.
Stéphane racconta di una infanzia difficile, veramente complicata. Il lavoro in vigna è stato la sua salvezza, un’àncora cui aggrapparsi nei momenti in cui tutto sembrava perso. Poi ha avuto la chance della sua vita: diventare consulente di uno dei più prestigiosi Châteaux di Saint-Émilion, Pavie-Macquin. Il successo è immediato, i vini sono diversi, personali, hanno carattere.
Oggi la sua azienda si chiama Derenoncourt Consultants e cura oltre novanta proprietà, non solo in Francia ma anche in Spagna, Marocco, Libano, Italia, Turchia, Siria, Austria e Stati Uniti (i vigneti di Francis Ford Coppola ad esempio). “L’eleganza ultima di un vino è già nella terra che lo nutre”, dice.
La sua origine modesta e l’assenza di diplomi o di formazione specialistica lo rendono un elettrone libero, ricercato ma al tempo stesso rifiutato dall’ambiente patinato di Bordeaux. I suoi princìpi si possono riassumere nel rispetto della vigna, da cui tutto deve partire. Le parcelle sono cartografate e catalogate per determinare il loro valore. Nei primi anni le visite sono frequenti e ogni singolo dettaglio viene analizzato. Vengono privilegiate le tecniche dolci, rispettose del suolo e delle materie prime.
In cantina valgono le stesse regole: rispettare l’espressione del frutto e la sua origine, senza che prevalgano gli interventi tecnologici. La degustazione dei suoi vini, ricchi di frutto e di bevibilità, conferma questa filosofia.
La Grappe, allo Château La Gaffelière, è l’occasione di assaggiare molti dei suoi vini durante la settimana dei Bordeaux Primeurs. Queste le note di degustazione e i punteggi assegnati su base 20.
È da ricordare che si tratta di primeurs 2014 e quindi di vini non ancora finiti.
Château L’Isle Fort, Bordeaux Supérieur. Si percepisce il boisé. Morbido e dolce di attacco, uno stile internazionale che ben si adatta alla tipologia. 13,5/20
Domaine de Courteillac, Bordeaux Supérieur. Facile e rotondo, buona acidità, sensazioni più tanniche e finale astringente. 13/20
Château Hostens-Picant, Sainte-Foy Bordeaux. Un classico, piacevole e fruttato. Il legno deve fondersi, ma non avrà problemi a farlo. Fresco e gradevole. 14,5/20
Château Hostens-Picant, Cuvée d’Exception Lucullus. È una selezione delle parcelle più mature e riceve un trattamento più lussuoso. Potente e massiccio, ha frutta scura in confettura. Evidente ricerca di concentrazione, in parte riuscita. Vuole stupire e probabilmente colpirà la sensibilità di chi ama questi vini. 14/20
Château Magdeleine Bouhou, Blaye-Côtes de Bordeaux. Bel naso minerale e di frutto molto pulito. Entra poi un legno che al momento asciuga. Molto adatto alla ristorazione, farà tra qualche anno una ottima figura. 14,5/20
Château Bel-Air, Lussac Saint-Émilion. Ancora un bel naso minerale e fruttato. Anche una finissima violetta. Un vino ben costruito e di notevole freschezza. 15/20
Château la Diligente, Puisseguin Saint-Émilion. Dietro una lieve nota metallica si percepiscono molti fiori, accanto alla tipica sensazione minerale e di frutta matura. Bella beva. Potrebbe essere un eccellente rapporto prezzo-qualità. 15,5/20
Château ClarisseVieillesVignes, Puisseguin Saint-Émilion. Visto l’aumento vertiginoso dei prezzi dei Saint-Émilion, i villaggi vicini costituiscono delle ottime alternative a costi più avvicinabili. Ad esempio questo vino, maturo e morbido, rotondo e dotato di grande beva. Interessante complessità, oggi solo accennata, minerale. 15,5/20
Château La Rousselle, Fronsac. Altra appellation interessante nei dintorni di Saint-Émilion. Se all’inizio sembra semplice e vinoso, poi si rivela succoso e dinamico, con note marine e di pomodoro. Intrigante. 15,5/20
Château Vrai Canon Bouché, Canon Fronsac. Al naso lamponi e la ormai classica nota minerale. Più diluito e facile dei precedenti, termina su note di rosmarino e di fumé. 14,5/20
Château des Fougères, Graves. Rustico e vinoso, gradevole. Manca però di classe. 14/20
Château Brown, Péssac-Léognan. Legnoso e concentrato, molta materia. Floreale, un pochettino secco nel finale, ma scommetto che si aggiusterà. 15/20
Château Haut Nouchet, Péssac-Léognan. Si stacca per la grande eleganza e freschezza. Complesso e facile al tempo stesso, eccellente. 16,5/20
Château de Malleret, Haut-Médoc. Grafite e cassis al naso, un vino stilizzato, non lunghisimo ma rappresentativo del suo terroir. Simpatico. 15/20
Château d’Agassac, Haut-Médoc. Floreale, facile, fine e gourmand. 14,5/20
Château d’Hanteillan, Haut-Médoc cru bourgeois. Corto e secco. Da rivedere.
Château Saint-Paul, Haut-Médoc cru bourgeois. Caldo e largo senza però lunghezza. Tannico inizialmente, poi nel finale esce meglio. 14/20
Château de Malleret, Margaux. Minerale e fine, erbe aromatiche e liquirizia. I tannini ci sono, ma di qualità, lungo. 15,5/20
Château Paveil de Luze, Margaux. Cioccolatoso e boisé, attacca molto morbido e si rimette in corsa nel finale, senza però il carattere del precedente. 15/20
Château Malescasse, Haut-Médoc. Fumé e mirtilli neri. Un vino freddo e al momento bloccato. 13,5/20
Château Moulin à Vent, Moulis. Largo e gradevole con una buona complessità fruttata. 15,5/20
Château Moulinet, Pomerol. Conferma la non eccezionale annata nel villaggio. Rigido, duro e tannico, massiccio senza però eleganza. 14/20
Château Petit-Village, Pomerol. Chi dispone dei migliori terroir ha comunque potuto ottenere dei grandi Pomerol anche nel 2014. Lo dimostra questo Petit-Village di gran classe e dotato di un palato molto centrato. 16,5/20
Château Bel-Air, Pomerol. Pepe, spezie, cacao e erbe. Leggermente secco il finale, i tannini devono ammorbidirsi. 15/20
Château Saint-Pierre, Saint-Émilion Grand Cru. Vinoso, con una violetta in evidenza. Molto gradevole e lungo, sarà un futuro classico. 15,5/20
Château de Candale, Saint-Émilion Grand Cru. Vino di stile, perfettamente estratto. Bel frutto, solo un pizzico di legno in eccesso che dovrà essere controllato in affinamento. Grafite. 15/20
Château Lamartre, Passage Secret, Saint-Émilion Grand Cru. Gradevole, liquirizia, cremoso. Molta classe al palato e finale floreale. Bel vino. 16/20
Château Guadet, Saint-Émilion Grand Cru Classé. Scuro, intenso. Non una grande interpretazione. Internazionale e troppo asciutto.
Domaine de L’A, Castillon Côtes de Bordeaux. Proprietà della famiglia Derenoncourt che serve da scuola per tutto il suo lavoro. Profondo, frutto pulito e un affinamento ambizioso. Rotondo e lungo. 15/20
Château Les Carmes Haut-Brion, Péssac-Léognan. Grande espressione del territorio. Complesso, pepe, minerale. Palato perfetto, fresco, prodondo e potenziale notevole. 17/20
Domaine de Chevalier, Péssac-Léognan. Già assaggiato, si conferma eccellente. Dietro una evidente nota boisé emerge una profondità incredibile. Vegetale nobile, materia fine pur se concentrata. Su tutto una rara eleganza. 17,5/20

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