Dalla fatica al vino

Valdobbiadene

Esco da casa e m’infilo tra gli alberi. Di solito faccio così, quando vedo che fuori c’è il sole, altrimenti inizio a friggere. Stavolta, indirizzata da un amico, ho preso una stradina nuova in mezzo ai vigneti e sono rimasta in contemplazione. Io, il cielo, le vigne e le pendenze. Davanti ai miei occhi è tutto un susseguirsi di viti vecchie, ciglioni ripidi, erba, fiori di tarassaco, casere, muretti e stradine. Spicca, in mezzo a tanto verde, illuminato dal sole, un piccolo pesco coperto di fiori. Scatto una foto e scrivo di getto un post su Facebook. Qui lo riporto: “La foto non rende perché ho puntato ai fiori rosa ma mentre scarpinavo in mezzo ai vigneti pensavo a quanto sono stufa di tanta comunicazione superficiale. I vigneti qui, nell’area di Valdobbiadene, hanno una pendenza che spacca le gambe, le braccia e la schiena a chi li deve lavorare a mano. Dovrebbe essere obbligatorio un anno di lavoro fra vigna e cantina, per tutti quelli che si mettono a scribacchiare di vino. Non basta bere, non basta saper bere, non basta saper aprire una bottiglia o aver fatto un giro in macchina per cantine. La penna non pesa come le forbici per potare, la grandine non colpisce le agendine sul tavolo, il tappeto sotto la scrivania non appesantisce gli scarponi come il fango dopo una bella pioggia. Fighetti state lontani da me”.


1 comment

  1. ruggero

    BRAVA !!!

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