Ecco che cosa intendo quando parlo di un vino austero

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Tra i vari sinonimi che vengono suggeriti per l’aggettivo “austero” ce ne sono due che ben definiscono che cosa io intenda nel dire di un certo vino è, appunto, austero, e sono “rigoroso” e “solenne”. L’austerità che apprezzo, e di cui dovremmo avere e dare più sovente prova, soprattutto di questi tempi (e non solo in questi tempi), non è quella impettita e formale delle convenzioni, bensì quella del rigore applicativo e della solennità delle forme e dei modi, che si fanno di per se stessi sostanza.

A questo pensavo assaporando a piccoli, pacati, meditati sorsi l’austera grazia di un Cabernet altoatesino, la Riserva 2006 di Josephus Mayr, uno dei vignaioli che più stimo per il suo stile inflessibile, mai piegato all’apparire.

Vino che ha la grazia di certi sprazzi di sole nell’autunno avanzato, quando il bosco respira odori di foglie secche e di fiori tardivi. La solennità dell’icona mariana dipinta sul vetro, esposta nei pressi del focolare che crepita. La compatta e tuttavia frugale imponenza di un maso arroccato su un declivio montano. Vino profondamente, autenticamente espressivo dell’esperienza sudtirolese, che ne esprime l’accento e il costume.

Eleganza austera. Ecco la definizione. Bere questo vino è un privilegio. Non per il prezzo, non per lo status, non per la rarità. Per la commozione che ti sta smuovere dentro.

Südtiroler Cabernet Riserva 2006 Erbhof Unterganzner Josephus Mayr
(95/100)

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