Quel che ci racconta un concorso enologico del 1877

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Nella taverna di Ugo Zamperoni, presidente del Consorzio dell’Asolo Prosecco, c’è, in cornice, un diploma sgualcito, assegnato in un concorso enologico che si svolse a Roma nel 1877, la seconda Fiera dei Vini italiani in Roma, per l’esattezza. Il vino premiato con la “Menzione Onorevole” era un Prosecco, probabilmente fermo. Anzi – dice l’attestato – un Prosecco di Crespignaga, quello prodotto da Nicolò Fabris, i cui vigneti sono oggi, appunto, di Zamperoni.

Già di per sé, quel diploma è un documento prezioso, perché attesta almeno due cose. La prima era che già nel 1877 il Prosecco era apprezzato al di fuori dei confini locali, entro i quali lo si pensava storicamente spesso relegato. La seconda è che il Prosecco veniva già allora riconosciuto con proprie specificità territoriali e identitarie. Quello era infatti non solo un Prosecco, bensì un Prosecco di Crespignaga, e Crespignaga è una frazione del comune di Maser, nell’Asolano.

Siccome sono curioso, ho voluto cercare una documentazione di quel lontano concorso. Su Google Books si trova quasi tutto, e infatti è lì che ho cercato, trovandoci un numero del 1877 del periodico L’Agricoltura Italiana nel quale si citano, appunto, i “premî conferiti alla seconda fiera dei vini italiani a Roma”, svoltasi “allo Sferisterio, elegantemente addobbato” nel periodo di carnevale, grazie “principalmente alla iniziativa e alle cure indefesse dell’egregio cav. Orazio Focardi“, che all’epoca era segretario della Giunta generale di Statistica al Ministero dell’agricoltura, dell’industria e del commercio e in seguito Capo Servizio del Ministero. Si aggiunge che “fu numerosissimo” il numero dei partecipanti e che vi fu ampia partecipazione di pubblico, con la visita del principe Umberto di Savoia e del ministro dell’agricoltura. Riporta poi l’elenco completo dei vini premiati, che credo sia interessante andare ad esaminare, perché offre uno spaccato della produzione vinicola del tempo, coi nomi che identificavano i vini un secolo e mezzo fa. Aprendo inattesi scenari relativamente al Barolo, alla Valpolicella e ad altri territori italiani. Per esempio, lo sapete che nel 1877 non c’era l’Amarone, ma c’era il Barolo Amaro? Leggete sotto, e vedrete.

Qua sotto riporto i vini premiati uno per uno, in ordine di pubblicazione, con qualche tentativo di commento. Magari c’è chi mi può fornire maggiori informazioni.

Ebbero la medaglia d’oro i seguenti vini:

  • Civita-Lavinia Rosso, Arturo Strutt (il comune di Civita Lavinia oggi si chiama Lanuvio ed è nel Lazio, zona della doc dei Colli Albani)
  • Bugano Bianco e Rosso, Cantoni e Pellini (non ne so nulla, conosco solo un Bugano sui Colli Berici, in provincia di Vicenza: che venisse da lì)
  • Rufina Rosso, Fratelli Liccioli (quello dei Liccioli è un nome importante nella storia di Rufina, nel Chiantigiano).

Le medaglie d’argento, adesso:

  • Primaticcio di Turi, Domenico Cozzolongo (Turi è in Puglia, in provincia di Bari, e il vino era il Primitivo di Turi – detto in passato anche Primativo o, appunto, Primaticcio, che ebbe nella famiglia Cozzolongo il proprio promotore)
  • Barolo Amaro, Fratelli Manissero (dunque la dizione “amaro” per dire “secco” non appartiene solo alla Valpolicella, visto che nell’Ottocento la si attribuiva anche al Barolo; quanto ai Manissero, credo si trattasse della famiglia di Bra attiva nel commercio di uve e di vino fino agli anni Venti del Novecento)
  • Barolo, Gagna e Cugini (Giovanni Gagna era un ampelografo, oggi spesso citato per le sue ricerche sulle varietà piemontesi, e in alcune fonti ho visto citata l’azienda con sede a Monforte d’Alba; tra parentesi il periodico, accanto alla menzione “Barolo”, scrive “I. Tipo” e questa definizione mi è oscura)
  • Moscato di Cagliari, Marini De Muro (la doc Cagliari prevede anche oggi un Moscato)
  • Marsala, Spanò Milazzo e C. (ricordo che siamo nella seconda metà dell’Ottocento, ossia il periodo d’oro del Marsala; non so se vi sia una correlazione, ma vedo che tra i produttori di Marsala c’è la casa vinicola Pietro Pipitone Spanò, fondata nel 1880 da don Luigi Pipitone e donna Grazia Spanò)
  • Marsala, Ingham Whittaker (le famiglie inglesi Ingham e Whitaker – con una t sola – hanno fatto la storia del Marsala, il loro archivio è oggi curato dalle cantine Pellegrino)
  • Marsala, Voodhouse e C. (il mercante inglese John Woodhouse, con la vu dopopia, è un altro nome leggendario della storia del Marsala)
  • Lacrima Rosso da Pasto e Lacrima Bianco da Dessert, Stabilimento Enologico Vesuviano (lo Stabilimento aveva sede a Nola)
  • Vermouth, Martini e Sola (nel 1863 Alessandro Martini e Teofilo Sola costituirono ufficialmente a Torino la Martini, Sola e C.ia, che aveva come terzo socio il liquorista Luigi Rossi; nasceva quello che sarebbe diventato il marchio Martini)
  • Grotta Ferrata Rosso, Antonio Santovetti (Grottaferrata è in provincia di Roma e le Cantine Santovetti ebbero sede fino agli anni Cinquanta del Novecento nel palazzo acquistato nel 1872 da Antonio Santovetti)
  • Cesanese di Tor Vergata, Luigi Gabet (la tradizione laziale del Cesanese ha radici antiche, ma non sapevo che ve ne fosse stata produzione nell’area di Tor Vergata)

Le medaglie di bronzo:

  • Pomino, Fratelli Liccioli (il Pomino, penso Rosso – e più sotto si capisce perché -, valse una una seconda medaglia per i Liccioli, dopo quella per il Rufina)
  • Negrar Rosso, Cesare Frezza (di fatto un Valpolicella, chiamato però col nome del comune, Negrar)
  • Negrar di Valpolicella, Antonio Bertoldi (altro rosso valpolicellese di Negrar, stavolta anche con la menzione della zona, una specie di cru, antesignano di quelle sottozone di cui si sta discutendo)
  • Barolo Vecchio e Barbèra, Martini e Sola (altre medaglie per la Martini, che allora non era concentrata su Vermouth e bollicine astigiane; sulla Barbèra c’è l’accento)
  • Malvasia Dolce, Malvasia Asciutto, Vino Bianco 1873, Filippo De Pasquale (ben tre medaglie per Filippo De Pasquale, nome all’epoca famosissimo della sicilia vinicola, con sede e cantina a Lipari, patria della Malvasia)
  • Lacrima del Vesuvio Rosso, Ortello e Torrese (un’altra Lacrima premiata, antesignana del Lacryma Christi)
  • Orvieto, Fratelli Ravizza (forse i conti Ravizza, famiglia importante di Orvieto?)
  • Vermouth, Francesco Cinzano (Vermouth e Cinzano sono un binomio famosissimo)
  • Barolo Amaro 1875, Pietro Bosco e Fratelli (ancora un Barolo “Amaro”, che fa riflettere sull’uso di quest’aggettivazione in epoca ottocentesca)
  • Aleatico di Marino, Cesare Limiti (dunque a Marino si vinificava l’Aleatico)
  • Monte Fiascone, Domenico Sciuga (Montefascone oggi è patria della doc Est! Est!! Est!!!, denominazione di origine dal nome pressoché impossibile; so che potrei attirare le reazioni sdegnate di qualcuno, ma se si riadottasse la menzione geografica antica?)

Le menzioni onorevoli.

  • Nebiolo, Gagna e Cugini (già premiati anche col Barolo, bella la forma scritta Nebiolo senza doppia, dialettale)
  • Rufina Bianco, Fratelli Liccioli (come come? Rufina Bianco? l’antenato, presumo, del Pomino Bianco, visto che i Liccioli furono premiati col Pomino senza specificazione di colore, e dunque presumo Rosso)
  • Montefiascone Fino, Guglielmo Ricca (si veda sopra a proposito del Montefiascone)
  • Vermouth, Domenico Belardi (il brand Bellardi, con due elle, che ha fatto la storia del Vermouth di Torino, è rifiorito da qualche tempo)
  • Prosecco di Crespignano, Nicolò Fabris (è da qui che sono partito: il volume de L’Agricoltura Italiana scrive erroneamente Crespignano, ma il diploma riporta correttamente Crespignaga)
  • Barolo, Giovanni Ravinale (ogni tanto vedo on line vecchie bottiglie di Barolo Ravinale, chi ne sa di più?)
  • Moscato di Marino, Zeffirino Galassi (stessa considerazione fatta sopra per l’Aleatico, dunque a Marimo c’era tradizione di vini dolci)
  • Casentinese, Nardi Berti (il Casentino è in provincia di Arezzo, ho visto in line che a Pratovecchio c’è palazzo Nardi Berti con tanto di “buchetta” per il vino, confesso che non so altro)
  • Orvieto, Passeri (l’Orvieto di nuovo sugli scudi)
  • Tuscolano Bianco e Vin Santo, Antonio Santovetti (si veda sopra a proposito di Santovetti)
  • Trebbiano di Marino, Cesare Limiti (secondo riconoscimento per l’azienda dopo l’Aleatico)
  • Vermouth di Frascati, Collegio-Convitto Provinciale di Roma (udite udite, il Vermouth anche a Frascati)
  • Romanello Bianco, Oreste Vanni (esisteva uno Stabilimento enologico Oreste Vanni presso Viterbo)
  • Montefiascone, Carlo Iacopini (ancora Montefiascone).