Cominciamo a pensare a Vinitaly 2025 (sì, 2025)

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Le grandi fiere del vino sono alle spalle. Vinitaly 2022 è andato bene, ProWein 2022 ha pagato lo scotto di una data troppo avanzata. Il prossimo anno si riparte da zero, con ProWein collocato due settimane prima di Vinitaly, pandemia permettendo, e Vinitaly credo che debba ripensare il proprio ruolo e la propria logistica, in una prospettiva almeno triennale di sviluppo.

È ovvio che una grande fiera non si può cambiare da un anno all’altro, ma da qualche parte bisogna pur partire. Se dovessi essere io a scegliere, incomincerei a progettare il “nuovo” Vinitaly 2025 (non ho sbagliato a scrivere l’anno, ho parlato di piano triennale) partendo da un dato di fatto, ossia che Vinitaly and the City, il “fuori salone” cittadino, ha funzionato. A mio avviso il primo passo è rafforzare fin da subito il “fuori salone” per preparare la strada alla trasformazione del “salone”.

Verona è una città piccolina, ma piena di “contenitori” poco utilizzati, come le mura magistrali, i palazzi scaligeri, che sono bellissimi e vuoti, le porte della cinta muraria, le ville rinascimentali, i musei, le Torricelle e tutta l’ex zona industriale, in ampia fase di ristrutturazione, da porta Nuova a Verona Sud (insomma, la zona dove c’è anche la fiera e che a breve dovrebbe accogliere Eataly agli ex Magazzini Generali e altro ancora). Di tanto in tanto, questi spazi vengono vivacizzati da alcuni eventi ben fatti, come il Mura Festival o il Tocatì (la grande festa dei giochi di strada, che ha una visibilità almeno nazionale). Dunque, Verona si presta agli eventi per il grande pubblico, anche se quando si parla di Verona e di grande pubblico si pensa quasi solo all’Arena e ai concerti (più ancora che alla stagione lirica). Allora domando perché non si potenzi prima di tutto Vinitaly and the City, facendo in modo che il fuori salone “conquisti” tutti questi spazi per offrire agli appassionati e ai curiosi (ma anche alla stampa) una lunga serie di appuntamenti dedicati al vino, dalle degustazioni allo spettacolo, dalla didattica al glamour. Quando dico lunga serie, intendo una decina di giorni, che scavallino le date del Vinitaly. Con tutta una serie di collocazioni fisiche, alcune molto prestigiose, a disposizione di chi voglia fare branding, dalle grandi case vinicole ai consorzi. Penso all’installazione artistica Amygdala.n realizzata quest’anno da Pasqua sulla facciata di palazzo Maffei, in piazza delle Erbe. Un esempio del genere sarebbe replicabile da altre realtà in altre location nel cuore di Verona, e potrebbe attrarre il pubblico e i media, con una moltiplicazione di interesse per il singolo brand e per l’intero Vinitaly.

Non solo. Io vedrei questa grande kermesse consumer entrare anche alle Gallerie Mercatali (che sono esattamente di fronte al Palaexpo) e nel primo tratto della fiera, quella cui si accede dalla porta Cangrande o da porta San Zeno. In particolare, per le Gallerie Mercatali, mi domando che senso abbia utilizzarle esclusivamente per la cena di gala (serve davvero una cena di gala? che vantaggi porta al business del vino? non sarebbe meglio distribuire gli ospiti su vari eventi?) e per OperaWine (l’iniziativa firmata da Veronafiere e Wine Spectator). Se si devono allestire le Gallerie Mercatali per OperaWine, mi domando perché il medesimo allestimento non possa essere sfruttato per altri eventi “collettivi” rivolti ai consumatori o alla stampa (e perché no, anche ai piccoli operatori di settore, come gli enotecari e i ristoratori in cerca di novità). Che so, si potrebbero proporre – elenco a caso – le giornate delle bollicine italiane, le giornate dei “vini naturali”, le giornate del nebbiolo, le giornate del vino rosa, eccetera. Di fatto, le Gallerie diventerebbero “l’altra fiera” e costituirebbe un prolungamento del Vinitaly, dentro al grande contenitore di Vinitaly and the City.

Dicevo dell’area d’accesso al quartiere fieristico. Anche questa la farei diventare un’area retail. Con biglietto autonomo, a disposizione del pubblico, e una serie di aree promozionali gestite da consorzi o brand mass market. Insomma, una grande festa del vino che porti Vinitaly and the City “dentro” un pezzo di Veronafiere, con ingresso dalla porta Cangrande o dalla porta San Zeno. Il resto del quartiere fieristico dovrebbe essere invece dedicato esclusivamente al business.

Per quanto riguarda poi la parte business, per me dovrebbe essere divisa a sua volta in due: una sezione small business e una sezione corporate, entrambe con ingresso riservato esclusivamente e tassativamente agli operatori. La prima diventerebbe la vetrina di quelle piccole e medie imprese che, anche nel vino, costituiscono il cuore pulsante del mondo produttivo italiano. La seconda sarebbe l’area destinata ai grandi player con prospettiva internazionale. Le due aree dovrebbero avere ingressi autonomi (esistono, ci sono la porta Re Teodorico e si può potenziare una delle altre porte “minori”) e ovviamente accrediti diversi. La prima dovrebbe essere strutturata soprattutto in spazi collettivi, la seconda dovrebbe rispondere a specifiche esigenze di “visibilità” dei grandi player. L’obiezione la conosco: e se io sono un operatore che ha bisogno di parlare sia con una piccola cantina che con una grande cantina? Se ne hai titolo, avrai due pass inseriti nello stesso QR code: non vedo dove sia il problema, con gli strumenti informatici che abbiamo a disposizione. Però ci sarebbe il vantaggio di mettere ordine agli ingressi e di specializzare le visite. In più, si snellirebbe la viabilità per gli operatori. Avere di fatto tre aree separate (retail, small business e corporate) consentirebbe di creare percorsi viabilistici diversificati e di specializzare i parcheggi. Risolvendo, almeno in parte, gli atavici problemi di un quartiere fieristico collocato dentro a un quartiere residenziale.

Il tutto, come ho detto a inizio del pezzo, va inserito in una pianificazione pluriennale. Tutto e subito non si può avere. Ma da qualche parte, insisto, occorre incominciare. Con obiettivo 2025. Lo dico anche ai politici in lizza per il rinnovo amministrativo il 12 giugno prossimo. Nel 2025 ci saranno loro, o almeno qualcuno di loro.