Colline di Sopra a Montescudaio, ne sentirete parlare

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Arrivati nel borgo di Montescudaio, su un colle della Val di Cecina, nella Maremma Pisana, a una decina di chilometro dal litorale, si prende una stradicciola che scende lungo i fianchi del rilievo, nel verde, finché ci si imbatte nel cancello d’ingresso della tenuta. Si estende, quest’azienda, su quattordici di ettari, cinque dei quali con vigne in produzione, e sono quelle impiantate nel 2006, quando nacque il progetto di Colline di Sopra.

A fondare vigna e cantina furono una piemontese e un milanese. Venivano in vacanza da queste parti e, come talvolta accade, ci costruirono dal niente le basi di una nuova avventura in campo vinicolo. Poi, dal 2016, è loro subentrato un enologo svizzero, Ulrich Ziegler, e la nuova proprietà ha impresso un cambio di passo, e ha anche deciso di passare gradualmente a dei vini varietali, nell’igt della Costa Toscana. Adesso si vuole allevare anche le uve bianche – roussanne e viognier – in aggiunta a quelle rosse, originarie, e le varietà rosse sono il sangiovese più le bordolesi classiche (i due cabernet e i merlot) e il petit verdot e il syrah. La conduzione è bio fin dall’inizio e ora si passerà alla biodiamica. I suoli sono pieni zeppi di fossili di conchiglie e coralli, c’è parecchia argilla, e l’esposizione, un po’ inusuale, guarda verso nord est e nord ovest.

I vini li ho assaggiati con la dovuta calma nell’elegante dehor che sta sopra alla piccola cantina (mi si dice che c’è il progetto di allargarla). E poi anche nella barricaia, a provare i vini che verranno. Per capire dove ci si vuole spostare.

Dell’Eola, normalmente un taglio di merlot e sangiovese in acciaio, con un’eccezione per la vendemmia del 2014, quando si produsse così poco che tutte le uve finirono qui dentro, ho provato tre annate. L’ultima, la 2015, davvero interessante, soprattutto in prospettiva. Poi ho avuto nel calice il Larà e il Ramanto, che sono gli altri due blend ereditati dal progetto originale. Da lì sono passato al “nuovo” merlot della linea Sopra, l’unico della serie disponibile in degustazione, e ne sono rimasto impressionato, così come mi hanno però colpito le botti dei futuri monovarietali dell’annata 2016, e suggerirei di annotarsi per bene quanto meno pro futuro il Petit Verdot e il Cabernet Franc di questa vendemmia, che secondo me promettono gran belle cose.

È da seguire, questa Colline di Sopra, realtà di una Toscana che adesso è ancora “minore”, ma non lo sarà a lungo.

Toscana Rosso Eola 2013. Incenso e ruggine, frutto e terra. Merlot e sangiovese alternano il loro apporto al sorso. (85/100)

Costa Toscana Rosso Eola 2014. Un vino semplice e piacevolissimo. Floreale. Fruttini macerati, tanti. Goloso. (86/100)

Costa Toscana Rosso Eola 2015. Riottoso a concedersi all’olfatto, offre invece al palato una dinamicità avvincente. Gran potenziale. (88+/100)

Toscana Rosso Larà 2013. Merlot e syrah, il secondo a prevalere con la sua netta speziatura pepata. Tannino quasi rude. (87/100)

Costa Toscana Rosso Larà 2015. Agli antipodi rispetto al 2013. Più vellutato, pacato, disteso in quest’interpretazione. (87/100)

Costa Toscana Rosso Ramanto 2015. Merlot, cabernet franc e petit verdot. Il frutto mi pare po’ chiuso nella morsa tannica. (84/100)

Costa Toscana Rosso Merlot Sopra 2015. Tanto di cappello. Non impone la varietalità, ma anzi interpreta il territorio. Freschezza e trama tannica. Molto buono. Se questo è il futuro, si tratta di un ottimo futuro già presente. (92/100)