È col cibo che il vino prende il volo

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Però manca di volume. Eccola qui l’obiezione che sento fare tanto spesso ai vini delle annate piccole, quelle magari più piovose. Buono, però manca di volume. Buono, però manca di grassezza. Buono, però manca di complessità.

Intanto, intendiamoci: la complessità non ha a che fare con la quantità. Non è che per forza un vino che ha tanto tannino, tanto frutto, tanta struttura, tanto di quel che volete sia più complesso di un altro vino che ha meno tannino, meno frutto, meno struttura eccetera. Come se un quadro all’acquarello di un grande acquarellista fosse meno strepitoso di un olio di un pittore astratto.

Poi, la partita non si gioca nella degustazione. La partita si gioca a tavola. Mettendo il vino insieme al cibo. Ed è qui che talvolta saltano fuori le sorprese, con certi vini delle annate piccole che sorpassano agilmente certi vinoni delle annate ricche.

Lo dice anche Pierre Citerne, cui La Revue du Vin de France ha affidato l’assaggio di una serie di vini bordolesi delle annate piccole, appunto. “Questi vini patinati prendono il volo a tavola, dove le bocche un po’ scarne ricevono grassezza dal cibo”.

Ha ragione, perbacco se ha ragione. Pur con l’avvertenza che “bisogna andarci prudenti, perché il miracolo non accade sempre”. La dice lui, quest’avvertenza, la sottoscrivo anch’io. Non voglio certo alimentare il mito dei vini delle annate piccole, infatti. Dico solo che chi sa fare il vino e dispone di un grande terroir, anche nelle annate piccole può tirar fuori dei gioiellini, che si esaltano quando sono sulla tavola col cibo. Ché in fondo il vino è fatto (dovrebbe essere fatto) per il cibo.


2 comments

  1. Iseo Cristanelli

    Andiamoci pure piano, ma in questo mondo del vino troppo pieno di inutili e grossolani effetti speciali, si arriva per forza a desiderare piacevolezze più tenere, più magre e scorrevoli.

  2. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    Condivido.

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