Clos Naudin, ossia Philippe Foreau, ossia Vouvray

foreau

Chi continua imperterrito a seguirmi su queste pagine si sarà accorto che parlo frequentemente del Clos Naudin e del suo proprietario, Philippe Foreau. Ho la fortuna di conoscerlo molto bene e di continuare a frequentarlo, cosa della quale sono più che lusingato. Per chi non sapesse di chi e cosa parliamo, ricordo che Foreau è uno dei più grandi produttori di vino bianco al mondo, e che ha la propria azienda all’interno dell’aoc Vouvray, a due passi da Tours, nel cuore della Loira. Chiunque scrive di lui ricorda la sua memoria enciclopedica per i vini del Clos Naudin (che non esita ad aprire agli ospiti più graditi) e la sua capacità di costruire arditi abbinamenti gastronomici di altissimo livello, giocando su età e ricchezza in zuccheri delle bottiglie.
Dopo questa ultima visita mi sono convinto che Philippe sia ancora migliorato. Sarà l’esperienza, saranno le annate particolari, ma il rigore e l’esigenza che trovo qui, faccio fatica a trovarli altrove. Il lavoro in cantina è di una precisione chirurgica, frutto di anni di riflessione e di piccoli cambiamenti che poi alla fine diventano grandi rivoluzioni. Qui regna la ricerca della purezza, si lavora a togliere più che ad aggiungere. E in questo Philippe sembra andare controcorrente rispetto a tante altre cose che ho sentito da altri produttori di fama.
Ad esempio secondo lui le fecce nobili vanno usate con parsimonia e non apportano nulla in complessità al vino. Anzi più stanno in contatto con il vino e più rischi si corrono. Per questo il Clos Naudin effettuata una “mise en bouteille” molto precoce. Qualcuno sicuramente mi potrebbe venire a dire che la cosa è totalmente sbagliata e che se invece ritardasse l’imbottigliamento i risultati sarebbero molto migliori. Niente di più falso. Come dicevo sopra, si lavora a togliere.
E poi l’élévage in barriques molto vecchie per una durata molto ridotta. Tutto accade nella bottiglia. Non ho capito se hanno torto tutti quelli che scrivono il contrario, quelli che fanno lunghi periodi di permanenza in legno, con batônnages e tutto il resto.
Resta il fatto che la purezza che trovo nei vini di Foreau non la trovo in altre cantine. Poca tecnologia, molto terroir e tanta riflessione.
Vogliamo parlare dei rendimenti per ettaro? Eccoli: 2012 17 ettolitri per ettaro, 2013 28 ettolitri, 2014 un record, 31 ettolitril! Le cause sono molteplici, già in vigna si lavora con alta densità e pochissimi grappoli, poi ci sono i problemi metereologici che in Loira hanno il loro perché. E poi ci sono stati grossi problemi con insetti vari come la drosofila, malattie in vigna e via discorrendo.
Tutto questo per dire che oggi, nella mia modesta esperienza e conoscenza, il Clos Naudin è una delle tre (esageriamo, massimo cinque) cantine migliori del mondo. E i prezzi per una qualità come questa sono più che ragionevoli.
La degustazione, ora.
Vouray Sec 2014
Vinoso, naso di cannella, spezie dolci, miele, pepe. Un vino che avrà bisogno di tempo per costruire la sua impalcatura, ma che già ha una bocca strepitosa, frutto di un lavoro titanico in vigna per arrivare a un risultato di questa portata. Sapido, grasso, lunghissimo, ha una energia mostruosa. Dice Foreau che è l’esempio di un grande terroir, e che il vino è grande anche nelle annate calde, con bassa acidità (non è il caso del 2014, annata di grandi freschezze). Quattro grammi di zucchero residuo che non si percepiscono.
(93/100)
Vouvray Sec 2009
Piccola nota ossidativa che si traduce in una aspetto solare con cenni di crosta di pane. In fondo c’è una bella mineralità, e poi miele (così tipico dello chenin di Vouvray) e polline. Il finale ha un lato vegetale nobile e poi note marine di ostrica. Ecco, questo è un esempio di vino con bassa acidità ma ricco di personalità.
(88/100)
Vouvray Démi-Sec 2011
Genziana, olio di sesamo, agrumi e terra, bel bouquet. Ancora una volta è il palato ad essere più eloquente, in bilico tra una tenue dolcezza e note di radici, miele di zagara, pepe, noccioline. Poi anche aspetti più amari che rinviano al pompelmo rosa e alla genziana. Ancora molto giovane. Ci sono 15 grammi di zucchero residuo.
(89/100)
Vouvray Moelleux 2008
Naso molto aperto ed espressivo su aromi di mela, castagna e tartufo. Un insieme spettacolare e cangiante. Ancora grande energia in un finale di crème brulée, zenzero fresco e frutta tropicale. La cosa più incredibile è la sua lunghezza, non finisce mai. Sapido.
(92/100)
Vouvray Moelleux 2010
Come sempre Philippe ama mescolare le annate in degustazione, seguendo un suo ordine personale. Questo vino ha un aspetto freddo. Si susseguono mandorle, zafferano, gelsomino. Un vino ancora molto indietro e con margini di miglioramento incredibili. Ha una notevole spinta, si avverte più la carica acida che il lato morbido degli zuccheri, lasciati in secondo piano. Sembra più dolce il démi-sec che questo moelleux. Se dovessi pensare a un vino fine ed elegante, vi aprirei questo. Ancora una grande energia per un finale di limone e pesca. Vigne giovani su un grande terroir, il vigneto era stato da poco ristrutturato.
(95/100)
Vouray Moelleux Réserve 2009
I grandi vini di Foreau brillano per la loro assenza, per la discrezione e la eleganza con cui sanno porgersi. Ne è un esempio questo Réserve, figlio di una annata di grande maturità. Invece qui troviamo solo finezza e rigore. Certo ci sono mille spezie, zafferano su tutto, frutta secca, albicocca e pesca perfettamente disegnati. Liquido di classe superiore, finisce sensuale su ricordi di tartufo e con una potenza controllata.
(96/100)

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