Clos de Tart 2010, coi giovani serve tanta pazienza

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Siamo di fronte a un vino mitico, uno di quei grandi Borgogna che tutti speriamo di assaggiare almeno una volta nella nostra carriera, il Clos de Tart. Ho assaggiato il 2010 alla degustazione della Génie du Vin al Grand Tasting di Bettane e Desseauve. Il vino è stato presentato da Jacques Devauges, “régisseur” che da pochi anni ha preso il comando delle operazioni dopo la partenza di Sylvain Pitiot.

Il Domaine è in bio dal 2015 e sta andando verso la biodinamica dal 2016. Anche in cantina stanno cambiando le cose, con un minor interventismo e una maggiore ricerca della finezza.

Il Clos de Tart è l’unico cru a non avere mai subito suddivisioni dal 1141 (avete letto bene, 1141!). Nella storia è appartenuto a un totale di quattro proprietari, l’ultimo dei quali è il gruppo Pinault (tra le altre cose proprietario di Château Latour a Pauillac) che l’ha acquisito nel 2017 dalla famiglia Momessin, in risposta alla ripresa del Clos des Lambrays da parte del rivale Bernard Arnault (LVMH). Come spesso ripeto, le cose in Borgogna non sono mai semplici.

La vigna ha una superficie di 7,53 ettari ed è un monopole. La sua complessità deriva dal fatto che al suo interno ci sono suoli diversi, viti di età anche molto vecchia e microclimi non uguali tra loro. Il lavoro del vigneron è quello di comporre queste diversità. Vengono vinificate otto cuvée diverse, ognuna delle quali viene trattata separatamente dalle altre, anche a livello di scelte stilistiche. Alla fine l’assemblaggio restituisce questa complessità.

Le viti sono perpendicolari alla pendenza per evitare la perdita di terreno dovuta all’erosione. L’esposizione gioca un ruolo importante: parte delle vigne vedono il sole sorgere ad est, altre lo vedono al tramonto. Questo favorisce la creazione di zone d’ombra che evitano di bruciare gli acini nelle giornate più calde.

La 2010 è un’annata tardiva, con rese di 21 ettolitri per ettaro. Il vino ha un profilo concentrato ma freddo, con una certa eleganza. Al naso radici, erbe aromatiche, fumé. Una traccia di legno presente ma non prevalente. Raffinato, intenso, lungo e solare, presenta un tannino di rara intensità che fa pensare a una attesa di almeno vent’anni prima di poterne godere pienamente. Si apre lentamente nel bicchiere, non ha nessuna fretta di rivelarsi. In questa prima giovinezza il legno è molto presente, serve davvero tanta pazienza.

Clos de Tart Grand Cru Monopole 2010 Clos de Tart
(93/100)

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