Cipolla da ridere

cipolla da ridere

Non è tanto mangiare, è cucinare! La preparazione, è terapeutica! Lo penso ogni volta che trito aglio e ramerino, lo penso quando impasto, mentre giro il mestolo di legno nella besciamella, durante i massaggi che faccio all’arista. È un pensiero che ricorre ad ogni passo di cucina. Le notti in bianco, quelle in cui il dolore lacerante arrivava prima del meritato sonno, scendevo a sedermi sul tavolo e, un chilo di farina per volta, impastavo i cantuccini. Poi li regalavo perché qualche biscotto lo mangio, ma golosa di dolci non sono. Sono stati didattici i tutorial sulla pasta fatta a mano e così le notti insonni hanno fruttato orecchiette, strascinati e fusilli col ferro. Oggi sto bene. La preparazione, quindi, è foriera di gioia e goduria. Essere presente a me stessa, in ogni sensazione tattile, nel profumo dell’aglio che tanto amo, nelle lacrime da cipolla che mi fanno sempre ridere, è qualcosa d’indissolubile dalla cucina. Esserci, nel qui e ora, fa la differenza. La cucina insegna.