Çimixá, un bianco di Portofino che sa di Liguria antica

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L’uva si chiama scimiscià o cimixa, e forse la chiamarono in questa maniera perché ne sono ghiotte le cimici, e se ne produceva un bel po’, un tempo, ma poi è caduta nell’oblio e solo adesso rialza la testa. Meno male che la si sta recuperando, perché il vino, bianco, che se ne ricava, merita l’attenzione del bevitore di cose autoctone. In questo caso l’autoctonia è ligure, e il la bottiglia di Çimixá che ho stappato viene dalla denominazione di origine di Portofino, e sa di mare e di Liguria, e sa di vino antico. Questo Çimixá lo fa Bisson, che è di Chiavari, ma imbottiglia nella cantina di Sestri Levante. Si chiama, il vino, Villa Fieschi, perché le uve vengono da un vigneto che sta in contrada Pestella, che apparteneva ai Fieschi, e questo bianco del Levante ligure porta il nome del loro palazzotto.

Sa di Liguria, dicevo, e dunque sa di risacca e di alga e di sale e un po’ di macchia mediterranea (di corteccia, di ramaglia), e ha un’acidità nervosa e marinaresca ed ha carattere e nervi tesi. Lascia in bocca, dopo che hai bevuto il sorso, un ricordo netto di mandorla. Una bella bottiglia, e siccome si continua a chiedermi dove le trovo, le bottiglie di cui scrivo, dico che questa viene dal negozio on line di Italvinus (il link è attivo, se volete andare a vedere il vino) e costa 17,40 euro, e il prezzo lo ritengo del tutto giustificato dalla rarità e dal valore. Credo che lo riprenderò.

Nota tecnica. Il vino è chiuso con tappo tecnico Select Green 300 della Nomacorc, e questo mette al sicuro l’acquisto, evitando rischi di anomalie da sughero. Insomma, acquisto sicuro.

Portofino Çimixá Villa Fieschi 2018 Bisson
(89/100)