Annosa questione quella dei bicchieri da vino. È evidente a tutti che la forma del calice e la qualità del vetro abbiano un peso nel risultato finale della degustazione. Ma cosa succede quando usiamo un bicchiere da vino, e quali sono i bicchieri migliori rimane ancora soggetto di dibattito acceso tra gli appassionati.
Riedel ha fatto del calice da degustazione una vera e propria missione. È dalle sue idee e dal confronto con i più grandi produttori del mondo che sono nati i primi bicchieri dedicati ad una specifica varietà.
Oggi Riedel ha un catalogo impressionante e un bicchiere per qualsiasi tipo di vino. La nuova serie Performance presenta un trattamento ottico che valorizza il colore del vino e al tempo stesso aumenta la superficie interna del calice. In questo modo si dovrebbero amplificare le sensazioni aromotiche della varietà, riuscendo a percepire ogni più sottile sfumatura.
La masterclass Riedel al Grand Tasting Bettane&Desseauve ha messo in risalto come ogni vino abbia bisogno di un calice diverso, e di come alcune forme siano particolarmente efficaci a rendere al massimo una varietà. Il limite è appunto che solo questa varietà viene messa in risalto, mentre le altre vengono decisamente penalizzate. Vediamo cosa è successo.
All’inizio Philippe Grillon di Riedel France fa assaggiare una bottiglia di acqua ghiacciata, per far percepire il punto esatto nel quale vengono convogliate le sensazioni di questo tipo.
Questi i bicchieri utilizzati, tutti della serie Performance:
- riesling
- chardonnay
- pinot noir
- cabernet.
Vediamo che cosa è accaduto.
Vino n. 1 – Sancerre (purtroppo non ho fatto a tempo a notare il produttore, ma in questo caso non ha grande importanza):
- Naso aperto, tipico, si sente il sauvignon. Ortica, pompelmo, minerale.
- Poco preciso, il vino si perde, non sembra lo stesso, manca di concentrazione e di intensità aromatica.
- Palato fresco, ricco, fruttato, complesso, teso e minerale.
- Grasso, poco aromatico, verde e acido, meno lungo.
In questo caso il bicchiere da riesling sottolinea la gentile aromaticità del Sancerre e amplifica la parte minerale. Il vino grazie alla forma del calice arriva più velocemente e si percepisce la parte zuccherina che va ad equilibrare il rapporto tra acidità e frutto. Il secondo bicchiere è troppo largo, il vino sparisce e il vino arriva prima sui lati, accentuando l’acidità. Il calice riesling è quindi più adatto a vini con poco affinamento e aromatici
Vino n. 2 – Maison Champy, Pernand-Vergelesse Blanc 2017
- Burro, legno, vaniglia, fumé e menta.
- Si percepisce meno il lato vanigliato dell’élévage. Frutta in primo piano, vino più equilibrato.
- Astringente, manca di larghezza, si sente l’acidità, una differenza enorme. Non è elegante, sembra verde, spoglio e rigido,
- Grasso, ricco, bell’insieme. Si trova il terroir della Borgogna, sembra più zuccherino e rotondo.
Il bicchiere chardonnay esalta i vini con una certa opulenza e un affinamento in legno. Riporta in equilibrio la parte grassa del vino.
Vino n. 3 – Maison Champy, Bourgogne Rouge Pinot Noir 2015
- Frutta nera, ciliegia marinata, floreale, rosa, toni affumicati di legno.
- Il vino sembra da subito più alcolico, il frutto si fa meno ampio e complesso. Stretto.
- Un frutto nitido al palato, vino maturo, elegante e con una acidità gradevole.
- Più rigido e verticale, meno largo e più tannico ai lati della bocca. Asciuga molto, non è gradevole e si sente di più il legno.
La taglia più grande del bicchiere pinot noir diluisce l’effetto dell’alcol e sviluppa la parte aromatica. Aiuta a riequilibrare l’acidità del pinot nero, che si dimostra la varietà più sensibile al tipo di bicchiere.
Vino n. 4 – Château La Lagune, Haut-Médoc Mademoiselle L 2013
- Naso non preciso, si fatica a capire di che vino si tratta. Sensazione vegetale più netta e anche di alcol.
- Naso fine e complesso, mirtillo, resina, leggermente evoluto e con buona profondità. Grafite.
- Tannino duro e poco piacevole, manca tutta la parte grassa, il vino arriva ai lati e resta tannico.
- Si esalta la freschezza, elegante e preciso, si ritrovano gli aromi del naso, il vino arriva a metà della lingua e si amplifica la sensazione fruttata.
Il calice cabernet è il più universale tra i quattro provati.