Ci sono anche i furbetti della tassa di soggiorno?

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Trovo la tassa di soggiorno una delle più stomachevoli gabelle di un’Italia che sa rivaleggiare con le più oscure leggende gotico-medievali imponendo salassi all’ospite. Riesco a digerirla solo quando si traduca in effettivi, soprattutto visibili investimenti nell’accoglienza e nel servizio al turista. La trovo intollerabile quando venga impiegata invece per colmare le voragini di bilanci pubblici depredati dall’ignavia degli amministratori o dal ladrocinio della politica. Mi crescerebbe di più ancora la rabbia se a lucrarvi indebitamente fossero gli stessi albergatori.

Ricevo un comunicato stampa dal Comando provinciale di Torino della Guardia di Finanza. Titolo: “Scoperti i furbi della tassa di soggiorno, 300 mila euro di evasione e più di trenta indagati per peculato”.

Dice il comunicato: “Oltre 30 imprenditori denunciati dalla Guardia di Finanza di Torino e 300.000 euro, da investire nel settore turistico, mai versati nelle casse comunali. A finire nei guai una trentina di albergatori tutti proprietari di strutture alberghiere situate nelle più note località sciistiche dell’alta Valle di Susa che ora, al termine delle indagini della Guardia di Finanza di Torino, devono rispondere del reato di peculato. Le indagini, condotte dalla Tenenza di Bardonecchia, hanno interessato diverse strutture recettive dei comuni Olimpici, da Pragelato a Claviere passando per Sestriere, Cesana, Sauze D’Oulx e Bardonecchia. Gli inquirenti, anche su impulso da parte di alcuni comuni interessati dal fenomeno evasivo, hanno esaminato una grossa mole di documentazione raffrontandola con quanto previsto da ogni singolo regolamento comunale; a conclusione degli accertamenti, quanto emerso, ha permesso di fornire all’Autorità Giudiziaria inquirente tutti gli elementi comprovanti il reato. I Finanzieri hanno accertato che la tassa indebitamente trattenuta dagli albergatori ammonta ad oltre 300.000 euro. Queste ingenti somme, è bene ricordare, sono tutti proventi ‘tolti’ alle casse comunali dell’Amministrazione locale, la quale, soprattutto durante la stagione sciistica, punta molto proprio sui proventi di tale tassa che si incrementa notevolmente nei periodi di maggiore affluenza turistica. Ora rischiano grosso gli imprenditori perché secondo un recente orientamento della Giurisprudenza il mancato versamento dell’imposta di soggiorno da parte di un albergatore integra il reato di peculato che prevede la condanna alla reclusione fino a 10 anni. Il gestore di una struttura alberghiera, infatti, riscuotendo la tassa dai turisti, assume la funzione di ‘incaricato di un pubblico servizio’ e, pertanto, deve sottostare alle stesse responsabilità di qualsiasi funzionario che maneggia denaro pubblico. Nei confronti dei trenta responsabili individuati, quindi, oltre alle sanzioni amministrative, è scattata la denuncia alla Procura della Repubblica di Torino per peculato. La tutela delle risorse dello Stato e degli Enti Locali nonché il contrasto alle frodi alla pubblica amministrazione, sono compiti prioritari per la Guardia di Finanza che ricorda come tali situazioni, danneggino tutti i cittadini e fanno aumentare i costi dei servizi pubblici”.

È chiaro che ora dovrà essere la magistratura a fare la propria parte e che nessuno è colpevole finché non ne sia stata conclamata l’effettiva colpevolezza. Ciò concesso, peraltro, sarebbe veramente squallido che vi fosse chi la tassa di soggiorno se l’intasca anziché versarla alle casse comunali. Squallido verso il cliente e squallido verso la collettività. Squallido verso un’Italia che sul turismo fonda buona parte della sua economia. Doppiamente squallido perché presuppone l’impossessarsi del pagamento d’una già di per sé squallida imposta.