Chiamatelo Nizza, e basta

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Gianluca Morino è uno di quei vignaioli che ci sanno fare coi social. Onnipresente su Facebook, assiduo frequentatore di Instagram, cose del genere, e ci è talmente spesso protagonista che ti domandi come faccia a occuparsi anche di vigna e di vini e di cantina, epperò ce la fa. Ecco, un paio di giorni fa, Gianluca, patron di Cascina Garitina, azienda agricola del Monferrato, ha pubblicato sui social un post che diceva; “Augurio 2017: che si scriva Nizza (al max insieme a docg) e non più Nizza Barbera”. E son d’accordo, d’accordissimo.
Il Nizza è un rosso piemontese. Da un paio d’anni si chiama proprio così, come il paese del Monferrato, Nizza, e basta. Prima Nizza era una sottozona della Barbera d’Asti. Ora ha dignità autonoma. Dunque, basta usare ‘sto benedetto nome di vitigno: il Nizza è Nizza, e che sia fatto con le uve di barbera è solo una questione produttiva. Così come il Barolo è Barolo, e che sia fatto con le uve del nebbiolo è solo una questione produttiva.
Ergo, il Nizza chiamiamolo Nizza, e basta, Neppure docg, non serve. Nessuno specifica che il Barolo è docg, non serve.
Le vigne di barbera o di nebbiolo le puoi piantare dovunque nel mondo. Nizza, che sta nel Monferrato, è lì, solo lì, non la puoi clonare. Quella è la forza, il valore aggiunto.
La condizione? Che il Nizza abbia un carattere identitario fortissimo. Che quando bevi un Nizza ti venga da dire: “Ah, è un Nizza!” Non è facile, non è impossibile.