Chemgro, se doveste scrivere questa sigla sul vino?

calice_rosso_400

Se ci pensate, abbiamo un approccio con l’agricoltura talmente distorto che riteniamo “normale” che si coltivi utilizzando prodotti chimici di sintesi, mentre pretendiamo una certificazione nel caso non li si adoperi. A rigore, dovrebbe essere il contrario. L’agricoltura dovrebbe essere “naturale”, non chimica, e la certificazione di salubrità la si dovrebbe domandare quando vengano impiegate materie che “naturali” non lo sono.

Non ci avevo mai fatto attenzione neanch’io a questa contraddizione finché non ho letto un articolo di Patrick Schmitt su The Drink Business: “Put ‘chemgro’ on wines produced using pesticides“, titola, ed è una stimolante provocazione, quella di scrivere “chemgro”, ossia “chemically grown”, coltivato chimicamente, sui vini fatti usando prodotti di sintesi in viticoltura.

Quella definizione, “chemgro”, l’ha coniata il vignaiolo neozelandese Nick Mills della Rippon Vineyard. Una maniera per esprimere in maniera semplice, netta, e anche efficacissima, la “frustrazione per il fatto che coloro che non usano prodotti chimici di sintesi debbano cercare e pagare una certificazione per comunicare il loro approccio alla viticoltura”. Ha senso.

“Il vino – dice Mills – è pensato come un prodotto di lusso, ma non lo è, è un prodotto agricolo. Succede che stia sulle riviste patinate, ma invece dobbiamo tornare all’idea che il vino è una bevanda e che quella bevanda viene dalla terra; dobbiamo tornare alla terra”. Anche se, certo, come osserva Schmitt nel suo articolo, non è che alla terra faccia poi così bene neppure il rame.

Tuttavia, le domande che il giornalista pone alla fine del proprio pezzo sono molto serie e potrebbero avere conseguenze ad ora perfino inimmaginabili: “Quella di ‘chemgro’ dovrebbe essere un’etichetta da usare da parte degli agricoltori convenzionali? Oppure tutti dovrebbero essere obbligati a indicare l’elenco dei prodotti usati per coltivare le proprie uve destinate a fare vino?”

Il tema, per ora, è sussurrato, ma a volte certi sussurri sotterranei possono trasformarsi in un fuoco che divampa.


3 comments

  1. Gaetano

    Tesi da sponsorizzare.

  2. Maurizio

    Aggiungiamo la voce all’enciclopedia delle stronzate.

  3. Luigi Sandri

    Finalmente !

Non è possibile commentare