Che buona la schiava di Caldaro!

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Al di là dell’aspetto più – diciamo così – folcloristico, l’Italienische Reise in tandem di Andrea Moser e Gerhard Sanin, gli enologi delle cantine Kaltern e Erste+Neue (in via di fusione), per promuovere il Lago di Caldaro, inteso come vino, e inteso vieppiù come vino fatto con la schiava, ha un valore ancora più profondo. Significa che oggi non ci si vergogna più di fare quelli che io ho sempre chiamato i vinini, ossia i rossi più gastronomici, poco alcolici e men che meno tannici, per niente palestrati e anzi godibilissimi, apparentemente semplici (solo apparentemente) e mai banali. Non solo non ci si vergogna più, ma se ne porta addirittura – giustamente, erbacco – vanto. Tant’è che i due, autonominatisi Pirati del Kalterersee, hanno deciso di pedalare per mille chilometri da Caldaro a Capri (un’isola ci vuole per dei pirati e per un tesoro di vino, ovvio), nel nome, appunto della vernatsch – è il nome germanico della schiava – come la si fa nella denominazione di Caldaro.
Li ho incontrati sul mio lago di Garda, durante la prima tappa, a punta San Vigilio, che è un posto di gran fascino. Subito m’hanno strappato l’applauso, quand’ho visto che sin sono fatti portare il ghiaccio e ci hanno tuffato dentro le bottiglie, perché il Kalteresee è – come il mio Bardolino e come il Tai Rosso e come altri – un rosso che si beve fresco, “un paio di gradi più del bianco”, han detto, e dunque di nuovo applauso, ché la penso così anch’io.
Quando gli chiedo qualcosa della sua doc di Caldaro, Gerhard Sanin mi dice che secondo lui fa parte della storia. Della storia del luogo e anche della sua storia personale. “Mio zio – mi racconta – aveva due pergole di schiava e stavo sempre con lui quando faceva il suo vino”. Poi mi spiega che tra i vigneti dei conferenti della cantina ci sono vigne di schiava di ottanta o anche cent’anni, e che da quelle vigne hanno cominciato a far selezione massale per riprodurle, perché quando vengono degustati i vini che vengono dalle vigne vecchie “hanno una marcia in più”.
Poi domando della fusione in corso delle due cantine. “In realtà – mi spiega Andrea Moser – è già dalla vendemmia del 2014 che abbiamo incominciato a collaborare. Abbiamo iniziato da subito a degustare insieme, ci siamo capiti immediatamente”. In effetti, che ci sia feeling lo si capisce, e sennò mica potrebbero pedalare per mille chilometri a zonzo per l’Italia, vero?
Intanto, ho anche assaggiato (macché assaggiato, in verità li ho bevuti di gusto, e anche con qualche moderata abbondanza) i loro vini, di cui dico qui di seguito un paio di note.
Südtirol Kalterersee Classico Superiore Pfarrhof 2015 Cantina Kaltern
Sa di mora piuttosto matura e di spezia e ha accenni – come dire – vinosi ed ha discreta freschezza. In tavola, tratto dal secchiello del ghiaccio, ha retto il confronto con del pesce marinato nell’aceto e servito col limone, ed è tutto dire per un rosso.
(82/100)
Südtirol Kalterersee Leuchtenburg 2015 Ernste + Neue
Lo dico subito: questa schiava della Ernste e Neue di Caldaro mi è sempre piaciuta parecchio. L’annata 2015 è all’altezza delle vendemmie migliori. Colore leggero e brillante e cristallino. E poi che spezie e che fruttino e che caratterino! Ha slancio e grandissima, appagante beva. Posso dire che è elegante?
(90/100)

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