Champagne, o si cambia o il Prosecco lo uccide

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L’avvenire dello Champagne è l’universo del lusso, perché altrimenti il Prosecco rischia di ucciderlo commercialmente. Lo sintetizzo così il pensiero espresso da un grande nome del mondo delle bollicine transalpine, François Roland-Billecart, presidente della Billecart-Salmon. Lo dice in una lunga intervista alla Revue du Vin de France.

Spiegando il metodo di lavoro della maison, che prevede lunghi affinamenti nel legno, sostiene che è questo che permette allo Champagne di “mantenere le distanze in quanto a identità rispetto ai concorrenti”. Al che gli viene domandato se riferisca al Prosecco e ai Cava spagnoli. La risposta è: “Sì, se abbassiamo i nostri metodi di lavoro sui loro, siamo morti!”

Perbaccolina, affermazione pesante. Tant’è che aggiunge che “la sola maniera di distinguerci è di spingere la qualità a un livello che loro non possano raggiungere”. Sottolinea: “Noi dobbiamo essere delle icone nel settore dei vini spumanti. La sola strategia che garantirà la nostra durata nel tempo è quella del valore aggiunto del nostro prodotto”.

Al che mi viene da pensare a tutti i detrattori italici che sostengono che il Prosecco sia poca cosa rispetto ad altri vini bollicinosi perché è fatto in autoclave, vedete voi se chiamarlo metodo Charmat o metodo Martinotti. Nossignori, non c’entra la metodologia di spumantizzazione, o c’emtra ben poco, perché invece per la stragrande maggioranza di chi compra vino le bollicine sono bollicine. Dunque, i francesi cominciano a preoccuparsi, e pensano che per vincere debbano spingere ancora più in alto la qualità. “Lo Champagne deve andare verso l’universo del lusso. Nella gamma base la battaglia è perduta in partenza” dice François Roland-Billecart. Non a caso l’intervista che gli hanno fatto Olivier Poels e Denis Saverot titola “L’avenir du Champagne c’est l’univers du luxe”.

Meditare, please.