Champagne demi-sec, la gioia degli equilibri precari

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Sì, lo so che adesso vanno forte le bollicine secchissime, quando si parla di Champagne, e dunque i pas dosé e i nature, soprattutto, e fa tendenza dire che hai bevuto delle bolle affilate e tesissime e asciuttissime, e in effetti piacciono anche a me. Ma volete mettere quando trovate un demi-sec di quelli fatti come si deve?

Sicuro, lo Champagne demi-sec mi piace, ovviamente quando trovo quello giusto, e pazienza se qualcuno storcerà un poco il naso. Che poi salta fuori l’obiezione: “ma è dolce!” Sì, d’accordo, un demi-sec di zuccheri ne ha, e va dai 33 ai 50 grammi, infatti. Ma se l’acidità è bene espressa, be’, allora è una goduria di equilibri in bilico, che sembrano di momento in momento spezzarsi, e invece si ricompongono.

Mi dà questa senzazione, di piacevolissimo equilibrio precario, lo Champagne demi-sec ’96 di André Beaufort, che mi piace parecchio e che mai m’ha tradito infatti. Ha, dello stile di casa Beaufort, la vena ossidativa e quella volatile che subito si fa avanti, ma poi ecco che prestissimo arriva l’onda rinfrescante agrumata di arancia sanguinella e di buccia candita e insieme la vena tropicale e succosa e lo zucchero sembra caramellato e non tende mai, proprio mai alla stucchevolezza. Ne bevo e ne ribevo e a ogni sorso mi piace di più.

Questione di gusti? Sì, certo, questione di gusti, ci mancherebbe, ma questo è il mio gusto.

Consiglio l’assaggio qualche anno dopo la sboccatura, e infatti io ho avuto nel bicchiere un demi-sec degorgiato sul finire del 2013.

Champagne Demi-Sec 1996 André Beaufort
(90/100)

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1 comment

  1. Agnes Futa

    I demi-sec di Andrè Beaufort sono un raro esempio della forza dinamica che si possa sviluppare all’interno della propria struttura coadiuvata dalla sapiente miscela rappresentata non esclusivamente dalle materie primi tangibili e/o visibili nonché da una serie di fenomeni astrato-naturali nella continua metamorfosi.
    Jacques Beaufort è un regista e il protagonista dell’opera dove le viti occupano una posizione centrale della storia che si ripete con il ciclo naturale ogni dodici mesi, riscrivendola ogni tal volta nel pieno rispetto di chi ha donato.

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