C’è un problema in Champagne, salvare l’acidità

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Una volta il problema era far maturare le uve. Adesso è salvare l’acidità. È questa la nuova sfida dei vigneron champenois. Una sfida portata dalle temperature che si sono fatte più calde.

L’ha detto a The Drink Business un nome importante dello Champagne, Antoine Malassagne, il winemaker dell’azienda di famiglia, la AR Lenoble. Lui è il pronipote del fornitore, Armand-Raphaël Graser.

“Storicamente – ha detto -, l’interrogativo maggiore in Champagne era se riuscivi ad avere uve abbastanza mature. Adesso non abbiamo quel problema e la grande questione è diventata quella dei livelli di acidità”. Con le vendemmie delle stagioni calde l’acidità va a farsi benedire. Tanto che quest’anno e anche l’anno prima per tenere l’acidità Malassagne ha deciso di bloccare completamente la fermentazione malolattica.

Si dirà: “Embé, che problema c’è? Basta non farla svolgere, la malolattica”.

No, il problema c’è, ed è una brutta rogna. Perché uno dei grandi valori dello Champagne è lo “stile” della maison. I maître de cave si sono sempre dannati l’anima per rendere perfettamente riconoscibili, anno dopo anno, sboccatura dopo sboccatura, gli Champagne che escono di cantina. Svolgere o no la malolattica cambia lo stile del vino, e questo è davvero un grattacapo di quelli grossi. “It’s a difficult decision to make as when you do it can alter the style of the wine”, è una decisione difficile da prendere dato che quando lo facciamo possiamo alterare lo stile del vino, dice Malassagne.

L’articolo su The Drink Business è di Lucy Shaw e si intitola Preserving acidity is “the biggest issue in Champagne”. Esattamente, il problema più grande.