C’è fondo e fondo

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C’è quello che si tocca – e sembra cosa brutta – ma poi diventa la molla per superare i nostri limiti. C’è il fondo del mare, che nasconde insidie come pure tesori bellissimi. C’è il fondo del vino, che intorbidisce e al contempo vivacizza, e quello di cottura che a volte è bruciatino. Quello che si scia, quello che si recinta… e poi ci sono i miei preferiti: quelli che radicano le belle sensazioni e le fanno proliferare. Essi non hanno doppie facce, semplicemente nutrono e risvegliano il nostro lato buono.

Il primo è la “fiducia di fondo” di cui parla Küng in “Ciò che credo” – e alla quale mi rifaccio ogni volta che la sento scarseggiare – e l’altro è la “gioia di fondo” che ho provato in ufficio oggi pomeriggio, dopo che un sospiro scorato ha risucchiato le mie energie.

È stato un attimo.

Mi sono subito ripresa e rasserenata, e ho pensato a tutte le cose belle che incorniciano l’essere al lavoro (salute, busta paga, indipendenza, socialità…) e a quelle anche meglio che mi stavano aspettando fuori da lì.

Addio rughette da fronte corrucciata, oggi per voi niente lavoro.