Caro Gianni Mura, perché esclude il rosé?

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“Lei è più bianchista o rossista?”

Una domanda così me la sarei aspettata qualche anno fa, mica adesso, mica su una delle maggiori testate nazionali, mica da uno che è una grande firma del giornalismo italiano e che scrive di sport e che gira la Francia per via del ciclismo e che ne sa anche di cucina e di vino.

Là in Francia dovrebbe essersi reso conto da un bel po’ che le categorie di vino, se proprio si vuol categorizzare, sono tre, mica due: il rosso, il rosé, il bianco. La domanda che mi aspetterei oggi da chi sa come vanno le cose del vino è: “Lei è più rossista, rosatista o bianchista?”

Ho avuto un sobbalzo leggendo l’intervista che Gianni Mura ha fatto a Federica Pellegrini per La Repubblica. Scritta come solo una delle firme mito del giornalismo italiano sa scrivere, splendidamente. A parte la domanda, quella.

“Lei è più bianchista o rossista?” ha chiesto alla divina Federica. Al rosé neppure il minimo accenno. In Francia, nella Francia del Tour e della Parigi-Roubaix, una domanda del genere non l’avrebbero mai fatta, un’esclusione così non sarebbe stata possibile. Là il rosé rappresenta un terzo dei consumi di vino, altroché. Qui da noi lo ghettizziamo. Anzi, lo escludiamo. Lo fa anche uno dei miei personalissimi miti della carta che ancora si stampa.

Per la cronaca, che ha risposto Fede? Ha risposto che è “decisamente rossista” e che vivendo a Verona non si può lamentare, “Valpolicella come vino quotidiano, Amarone per le grandi occasioni”. Ci sta. Ci sta anche che a Mura il rosé possa non piacere. Peccato lo escluda a priori.


1 comment

  1. paolo mosca

    Mura e’ un grande per la cucina per il vino la piu’ esperta e’ senza dubbio sua moglie Paola. Ciao ciao

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