Caro espositore insoddisfatto del Salone del Gusto

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Mi è arrivata una lettera. Probabilmente me l’hanno spedita solo perché ero anch’io al Salone del Gusto con uno stand. Io infatti non sono assolutamente insoddisfatta di Terra Madre Salone del Gusto e questa lettera è invece indirizzata agli espositori che ora dicono di essere rimasti insoddisfatti. Credo che la lettura della lettera sia interessante come risposta agli insoddisfatti. A scriverla è stato un espositore “senior”, uno di quelli che al Salone ci sono da sempre. Condivido tutte le sue parole. Per questo ho pensato di renderla pubblica. Eccola qui di seguito.
“Caro espositore insoddisfatto del Salone del Gusto ti scrivo. Ti butto lì due o tre cosette su cui riflettere. Sono sicuro che con uno studio più accurato dell’evento e qualche telefonata in più tutto quello di cui ti lamenti non ti sarebbe successo.
Ma davvero ti aspettavi i buyer in questa versione del Salone? A me è sembrata chiara fin dall’inizio la scelta che ha fatto Slow Food. Con questa ‘urbanizzazione’ ha voluto andare verso una grande esposizione-mercato di qualità e non verso un evento per buyer o affini. Comunque in via Roma tra i presidi italiani i buyer c’erano eccome e anche importanti, infatti mi sono anche stupito positivamente. Cerano anche chef e giornalisti stranieri molto curiosi. Ma parli l’inglese tu? A proposito, giornalisti italiani tu ne hai visti? Io sì, molti su Facebook che si facevano i selfie nei salotti organizzati al Valentino.
Qualche servizio come la consegna della merce da parte del corriere non ha funzionato benissimo? Ma caspita, i corrieri fanno cilecca quasi dappertutto, figurati in una situazione urbana dove è la prima volta che succede tutto ciò. In Via Roma invece è filato tutto liscio; siamo arrivati con il mezzo davanti allo stand negli orari suggeriti dall’organizzazione e ci siamo portati un carrellino per trasportare la merce dalla cella frigo allo stand. Alcuni amici che esponevano al Valentino mi hanno raccontato che anche loro non hanno avuto problemi ma sono arrivati prestissimo la mattina. Certamente si sono svegliati prima dell’alba per arrivare in tempo. Tu quando sei arrivato?
Hai criticato persino il nuovo orario di chiusura fissato alle19 (in realtà non chiudevi prima delle 20-20.30). Uffa, dopo che da anni ti lamentavi per la chiusura disumana delle 23 al Lingotto questo da te non me lo sarei mai aspettato. Sai che penso? Che dodici-tredici ore consecutive di lavoro sono poco sostenibili e poco Slow e che ora che posso farmi una doccia e cenare come gli umani seduto mi sembra un paradiso. E poi hai venduto anche molto di più degli anni scorsi lavorando meno, ma di che ti lamenti.
Un consiglio: rifletti di più. Calcola meglio i limiti e le possibilità che puoi avere e creati la soluzione per gli imprevisti. Forse era l’anno giusto per lasciare il posto ad altri. Te lo dico con affetto. Ma poi giustamente come avresti potuto criticare, secondo lo stile italiano, anche quello che secondo me invece è stato l’evento urbano dedicato al cibo più grandioso mai realizzato in Italia?
Nel caso decidessi di ritornare organizzati meglio perché un evento di tale portata ha delle criticità altissime e preparati meglio a respirare l’aria Slow che è buonissima e ti ricarica”.


3 comments

  1. Miriam Magistro

    Da visitatrice appassionata di cibo e ancora troppo poco esperta di organizzazione di eventi per permettermi di esprimere un giudizio sulla manifestazione, vorrei complimentarmi con tutti ma proprio tutti perché penso che ognuno abbia contribuito alla riuscita del Salone, la bellezza di Torino ha fatto da cornice a un evento magnifico, non riesco a trovare nessuna pecca e credo che il risultato sia la prova dell’impegno e della grande passione che ancora e per fortuna qualcuno ancora mette nel proprio lavoro!

  2. carmine lamorte

    concordo…concetto espresso benissimo, questo èmun evento che sta andando verso la gente, per farla mangiare meglio spendendo un pò di più, senza doversi abbuffare….

  3. Irene

    Affermazioni molto lecite, ma rispondo da chi il Salone del Gusto lo ha vissuto da dentro, da organizzatrice, per qualche edizione. A parlare è certamente un espositore dei Presìdi Slow Food e non può esserci paragone tra coloro che avevano lo stand in Via Roma o in Piazza Castello, il “Salotto Ricco” di Torino e tra coloro che erano invece al Valentino, magari proprio con le spalle a Corso Massimo D’Azeglio, con davanti i bagni chimici e affianco le latrine per i cani. No, mi sa che il paragone non regge. Qualche problema nella consegna delle merci? Ci sono produttori di mozzarella che sono arrivati alle 8 del mattino presso il loro stand del Valentino e che non solo non hanno trovato il frigorifero che avevano ordinato, ma lo hanno dovuto attendere fino alle 16 del pomeriggio o oltre, buttando chili di prodotto. Ci sono persone che hanno venduto poco o nulla a causa del posizionamento e anche loro, come te, facevano il Salone da anni. L’unica cosa su cui sono d’accordo è l’orario di chiusura. Per il resto, non paragonate Via Roma e il richiamo dei Presìdi Slow Food con chi aveva degli stand vergognosi e pagati migliaia di euro al Valentino. Grazie.

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