Che buono questo vino (e ha il tappo a corona!)

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Quando mi domandano quale sia il sistema di chiusura che reputo migliore per il vino non ho dubbi e rispondo immediatamente che per me è il tappo a corona. Poi, se devo scegliere qualcosa che stia al passo col tappo a corona, ma che abbia una praticità ancora maggiore, mi oriento sul tappo a vite, che ha il vantaggio di essere richiudibile se non si finisce la bottiglia. Ma prima di tutto metto il tappo a corona e soprattutto quello di nuova generazione, dotato di membrane che garantiscono una permeabilità controllata all’ossigeno (vale anche per il tappo a vite, peraltro).

Il problema è che di vini buoni chiusi col tappo a corona non ce ne sono moltissimi in giro. O meglio, ce ne sono centinaia di milioni di bottiglie, ma stanno nelle cantine e poi cambiano tappo prima di andarsene in giro per il mondo. Mi riferisco agli spumanti fatti col metodo classico, dallo Champagne al Francacorta, dal Cava al Trento, che prima di indossare il tappo a fungo sono chiusi per anni ed anni dal tappo a corona.

Al Mercato dei Vini della Fivi mi sono però imbattuto in uno splendido esempio di vino italiano chiuso col tappo a corona. È il Riflesso Rosi di Eugenio Rosi, vignaiolo trentino. Un vino dalla beva strepitosa, che mi è piaciuto parecchio, anche senza il plus del tappo.

Viene fatto con uve di merlot e cabernet sauvignon e anche un po’ di marzemino. Macerazione breve, per non estrarre troppo colore e restare nell’area del rosato. Poi si aggiungono le vinacce residue dalla vinificazione dei bianchi, nosiola in primis, allo scopo di fissare il colore. Una sorta di “rigoverno alla Rosi”, insomma, che poggia sull’assunto che “in cantina non si butta via niente”. E meno male.

Ripeto, beva favolosa. Succosità. La snellezza di un bianco, la serietà di un rosso. Buono.

Vallagarina Riflesso Rosi 2016 Eugenio Rosi
(89/100)

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2 comments

  1. Carlo Tramonte

    Ma il commento che qualcuno scrive, su un post passato come questo, lo legge qualcuno?
    Io ripeto ciò che ho scritto più volte: quando viene fatta, come in questo caso, la presentazione di un vino, che il presentatore ha di certo bevuto, non ritenete il minimo sindacale indicare dove si possa trovare, per acquistare, quella bottiglia e quanto, all’incirca, costi?
    Altrimenti a cosa mi può servire un artcolo come questo?

  2. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    Salve. I suoi commenti vengono letti e viene anche data loro risposta, che per la questione specifica è una domanda: quale prezzo? In cantina, in enoteca, al ristorante, a privati, a grossisti? Non esiste un unico prezzo per un vino, non c’è il prezzo scritto sull’etichetta. La soluzione? Una telefonata al produttore, che le sa probabilmente anche dire chi vende il vino nella sua città. Qui non si fa mercato del vino, qui si raccontano i vini assaggiati. Del resto, non mi pare chi recensisce dischi o spettacoli teatrali o film scriva il prezzo del cd, dell’ingresso a teatro o del biglietto del cinema. Né mi piace indicare, come fanno ad esempio alcune guide, delle fasce di prezzo che sono di per sé aleatorie (e necessariamente ampie).

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