Il Brachetto cambia, ma forse il treno è passato

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Il Brachetto è in difficoltà. Come l’Asti, del resto. Storie simili. Dunque, il Consorzio di tutela del Brachetto, come quello dell’Asti, prova a cambiare il disciplinare, introducendo nuove tipologie meno dolci, o magari secche. “Il Consorzio di tutela, infatti – dice una nota consortile -, ha ufficializzato la richiesta di modifica al disciplinare per la produzione di due nuove tipologie di Brachetto d’Acqui in versione non dolce e sempre a docg: uno spumante e un vino fermo ‘tappo raso’. L’ultimo atto formale sarà l’approvazione della richiesta da parte del Comitato vitivinicolo nazionale che dovrebbe esprimersi nei prossimi mesi”.
Si apprende anche che lo spumante “non dolce” potrà essere fatto secondo le varie declinazioni enologiche permesse dalla legge, e dunque “si potrà andare dal dry all’extra brut, passando dal demi sec all’extra dry al brut”. In più “per la spumantizzazione si è scelto di andare verso un prodotto non rosso, ma rosè, in modo non solo di andare incontro ai gusti dei consumatori, ma anche per distinguere bene le bollicine non dolci da quelle più classicamente dolci”.
Invece, l’Acqui “fermo” sarà “un rosso secco, ‘strutturato’, in modo da garantire una permanenza in bottiglia anche di un paio d’anni”.
Così dicono in Consorzio.
Io temo che il treno per la rinascita commerciale del Brachetto sia passato. Perché forse questa era l’unica uva italiana in grado di surfare sull’onda lunga del successo americano del White Zin, il rosé frizzante dolcino a gradazione non alta, fatto con l’uva dello zinfandel, che è poi il primitivo, e che ha dominato nell’ultimo paio di decenni il mercato statunitense e che da quelle parti. nonostante un qualche appannamento, sta ancora producendo volumi di vendita impressionanti. Non sarebbe stato impossibile, penso, produrre un eccellente vino frizzante rosé profumatissimo e di gradazione bassina con le uve del brachetto. Ormai è tardi. Ma temo che difficilmente la strada possa essere quella dello spumante, soprattutto se sarà uno spumante senza una precisa identità. Vero che in Consorzio dicono che “abbiamo lasciato ampia libertà in modo che ogni azienda possa scegliere qualche strada intende tentare” e che “sarà poi il mercato a determinare la scelta vincente”, ma come fai ad aggredire il mercato con vini così diversi?
In ogni caso, in bocca al lupo.