In Borgogna c’è chi abbandona il sughero naturale

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La scelta non è il tappo a vite, bensì il tecnologico tappo Diam. Però in Borgogna sta crescendo il numero di produttori di alto profilo che abbandonano il tappo in sughero naturale, giudicato troppo rischioso. La fuga dal sughero tradizionale ormai non interessa più solo alcuni grandi negociant, bensì anche alcuni piccoli domaine di alta qualità.
È, in sintesi, quanto si legge in un articolo di Jeannie Cho Lee su Forbes dal titolo Fine Wine Producers Debate To Cork Or Not To Cork.
Jeannie Cho Lee scrive che per anni il settore del vino ha accettato che una percentuale di bottiglie fosse intaccata dall’odore di tappo. Durante gli anni Novanta la quota di bottiglie difettose andava dal 5 al 10%, anche se i sugherifici sostenevano che si trattasse solo del 2-3%, una soglia che venne comunque ritenuta inaccettabile da parte di molti produttori del Nuovo Mondo, che cercarono dunque alternative, lanciando il tappo a vite. La soluzione, però, non ha mai del tutto convinto il settore europeo del vino, ben più conservatore. Per i vigneron francesi, il tappo Diam, che conserva le sembianze del tradizionale tappo in sughero, pur garantendo l’assenza di tca e di altri fattori inquinanti, sembra pertanto una via più facile da percorrere, anche se il sughero naturale continua ad essere dominante nelle preferenze di tappatura. Però quanto meno la crescita dei concorrenti ha indotto i sugherifici tradizionali, la cui quota di mercato è scesa in vent’anni dal 95 al 70%, a prestare molta più attenzione alla qualità della materia prima.

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