Bollicine rosa di disarmante (e gradevole) semplicità

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Ci sono vini di una disarmante semplicità. Che non significa banalità. Sono i vini che servono – sono utili, aiutano – quando cerchi un bicchiere da bere senza farti troppi pensieri. Di questi vini ne ho incontrato uno qualche giorno fa, in una giornata caldissima nella quale cercavo un aperitivo che mi rinfrescasse e non mi costringesse a pensare, perché a volte hai caldo anche nei pensieri. Così ho aperto un Pinot Nero rosé in versione brut che viene dal Piemonte e sta sotto la denominazone di origine regionale. Lo fanno – in autoclave – le Cantine Volpi, che stanno a Tortona e non sono certamente piccoline, dato che sul sito internet aziendale leggo che è “una realtà che produce oltre 4 milioni di bottiglie”. Dallo stesso sito vedo anche che le uve del pinot nero vengono da Pozzolgroppo, nel Tortonese, a un’altitudine sui trecentocinquanta metri.

Bolla fitta e tuttavia minutissima e dunque rinfrescante, naso del tutto varietale, con quella sua fragolina che pare di mangiarla, e pinoteggia anche il colore, che è un rosa virato sottilmente al blu, che è la nuance tipica del vitigno, quand’è vinificato in rosa. La morbidezza è appenna accennata, giusto quel tanto che serve a rendere cremoso il sorso. La beva è dissentate, ed è una bella cosa per un aperitivo in un giorno di sole. Confesso di essermi versato un secondo bicchiere.

Piemonte Pinot Nero Rosé Brut Cantine Volpi
(84/100)

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