Bolgheri ha la sua identità (senza cercare Bordeaux)

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Il successo della denominazione Bolgheri, nata nel 1994 sulla spinta del Sassicaia, si capisce da un semplice numero. Gli ettari vitati sono passati da 250 a fine anni ’90, ai 1300 attuali. I vini possono comprendere fino al 100% di cabernet franc, cabernet sauvignon e merlot, fino al 50% di sangiovese e syrah, e fino al 30% di altre varietà come il petit verdot. Il Bolgheri Superiore ha rese più basse e un affinamento più lungo.

L’area di produzione è parallela alla costa toscana, mentre ad est ci sono delle colline che proteggono dai freddi venti del nord. D’estate è interessante la presenza di brezze fresche che conferiscono acidità. I migliori terreni sono quelli a mezza costa, mentre si dice che quelli più vicini al mare siano i meno vocati. Importante anche l’effetto del riverbero della luminosità marina. I terreni più tipici sono alluvionali con presenza di ciottoli (da cui il Sassicaia), più in basso sono di origine marina, con sabbie e argille. Più in alto sono maggiormente calcarei e spesso terrazzati.

Mi sembra di poter dire che Bolgheri abbia una sua specifica identità. I vini sono carnosi, con tannini fitti e sentori mediterranei di erbe aromatiche. Anche se prevalente nei blend, il cabernet sauvignon non deve necessariamente far pensare a Bordeaux. Io punterei sulla specificità del terroir, senza andare a cercare similitudini o differenze con la Francia. Ci sono tutte le premesse per fare della denominazione un faro nel panorama viticolo nazionale, purché non si cerchi di copiare dei modelli che sono troppo diversi e lontani dalla nostra realtà.

Di seguito i vini assaggiati durante una masterclass che si è tenuta a Parigi presso Grains Nobles, uno dei più importanti club della capitale francese. In ordine di assaggio.

Podere Sapaio – Bolgheri Volpolo 2016
70% cabernet sauvignon, 15% merlot, 15% petit verdot. Suolo con fondo calcareo e depositi alluvionali. Una delle migliori interpretazioni sul versante più leggero. Il colore non è dei più scuri, naso di mirtillo che ricorda il cabernet sauvignon. Al palato note di resina, beva facile e serena, tonico, giovane e per nulla pesante. (88/100)

Orma – Bolgheri Passi di Orma 2016
Suoli sassosi e argillosi piuttosto lontani dal mare e quindi con meno sabbia. 35% di cabernet sauvignon, 40% merlot, 25% cabernet franc. Legno di secondo passaggio. Una interpretazione più classica, materia più densa. Non completamente aperto, fiori e una nota selvaggia che invece riporta al cabernet franc. Tutto molto gradevole. Giusta estrazione al palato, stile che privilegia la pulizia e la freschezza e questo è molto positivo. Legno che non si sente. (90/100)

Ca’ Marcanda – Bolgheri 2016
Di proprietà della famiglia Gaja, che ha scelto questi terreni dopo lunghissime ricognizioni a Bolgheri. Due tipi di suolo, uno di argille e sabbie con calcare e uno argilloso. 80& cabernet sauvignon e 20% cabernet franc. Più scuro e serio, si fanno notare sentori mediterranei di rosmarino e spezie. Grafite, fiori e mineralità. Un vino autorevole senza per questo cercare troppo la concentrazione. Molta freschezza, tannini vivi e pungenti, buon potenziale, raffinato. Finale di cacao e spezie. (92/100)

Le Macchiole – Bolgheri 2016
Merlot 50%, cabernet franc 20%, cabernet sauvignon e syrah 15%. In gran parte affina in barriques non nuove, con un 20% che invece resta nel cemento. Un profilo austero che ricorda un Pauillac. Mirtillo, grafite, zest di agrumi. Seguono note calde di frutta in confettura, la sensazione è di un vino più maturo ma anche più estratto. Grasso e con un finale di buona acidità, termina su ricordi di erbe, senza però grande complessità. Luminoso. (89/100)

Caccia al Piano 1868 – Bolgheri Ruit Hora 2015
Suolo di argilla e sabbia, ricco di minerali, ferro in particolare. 65% merlot, 25% cabernet sauvignon, 5% syrah e petit verdot. Il legno impatta sia il naso che il palato, il risultato è un vino che difetta di frutto e asciuga per dei tannini troppo abbondanti. L’impressione è di una certa semplicità, che probabilmente necessitava di un approccio più delicato e di un uso più accorto del rovere. Manca dolcezza del frutto. (84/100)

Banfi – Bolgheri Aska 2015
Prevalenza di cabernet sauvignon con un saldo di franc. Denso, si profila come un vino dal piglio internazionale. Spezie, chiodo di garofano, legno, cenere. Vinoso, ben fatto ma non riesce ad andare lontano, resta su una interpretazione enologica rassicurante. (84/100)

Pietranova – Bolgheri 1698 2015
Taglio maggioritario merlot, completato da cabernet sauvignon.Vinificazione in legno usato. Se al naso l’impressione è di un vino dominato dal legno, le cose cambiano fortunatamente al palato. Rotondo e relativamente semplice, sembra poter avere sufficiente materia per digerire il rovere e assicurare une evoluzione positiva nel tempo. Finale di ciliegia e spezie dolci. (86/100)

Poggio al Tesoro – Bolgheri Superiore Dedicato a Walter 2015
Il progetto toscano della famiglia Allegrini è stato fortemente voluto da Walter. A lui, prematuramente mancato, i fratelli hanno voluto rendere omaggio. I terreni vanno dal mare alla collina, per cercare la massima complessità. Nelle sabbie sono piantati i cabernet, nelle argille il merlot. Questo 100% cabernet franc deriva dai suoli più vicini al mare, con sabbie rosse ricche di sassi. Le argille si trovano a poco più di un metro di profondità. 100% di legno nuovo francese dell’Allier. Colore scuro, al naso spezie ed erbe selvatiche, potente. Si capisce che è fatto da un produttore con radici nella Valpolicella. Evidenti la concentrazione e la ricerca di una materia di tutta eccellenza. È il vino più mediterraneo e caldo della batteria, si sentono la frutta scura, il rosmarino, e poi escono con riluttanza anche dei fiori. Cremoso ed elegante nonostante oggi sia ancora monolitico. Dopo tre ore il vino ha mostrato segnali di apertura, credo sia meglio dimenticarlo in cantina per al meno 10-15 anni. (90/100)

Michele Satta – Bolgheri Superiore Piastraia 2015
L’idea di Michele Satta è stata quella di affiancare ai classici vitigni bordolesi anche il sangiovese e la syrah. Questo secondo lui è il blend più rappresentativo del terroir di Bolgheri. Fermentazione spontanea in botti grandi e passaggio in barriques nuove solo per un 20%. Prevale una nota selvaggia di cuoio e vegetale, accanto al caffè. Il palato invece si rivela fresco in partenza, per terminare tannico e più caldo, avvolgente. Finale di fiori e miele, dotato di una spinta acida di qualità. Un altro vino che potrebbe migliorare molto negli anni. (88/100)

Tenuta Ornellaia – Bolgheri Superiore Ornellaia 2015
Ornellaia è frutto di una selezione a partire da 70 o 80 vini diversi. Questa annata vede la presenza di un 53% di cabernet sauvignon, 23% di merlot, 17% di cabernet franc e 7% di petit verdot. Secondo l’azienda di tratta di una annata di equilibrio senza ostentazione. Molto scuro e compatto, lo colloco decisamente tra i bordolesi, potrebbe essere un Saint Julien. Al naso frutta scura, resina, spezie, frutto maturo e sensazione di potenza. Legno ben presente ma di grande qualità. Entra compatto, è un blocco unico nel quale si confrontano tannici e acidità. Grande estrazione, ha anche mineralità e freschezza. Mi ripeto, ma anche questo è un vino da collocare nel tempo, oggi è veramente all’alba della sua carriera. Potrebbe meritare un punteggio ben più elevato. (89+/100)

Tenuta San Guido – Bolgheri Sassicaia 2015
Si è detto molto su questo vino, premiato da Wine Spectator come vino dell’anno e insignito del punteggio di 97/00. Uno dei segreti del vino è la complementarità dei suoli. Una parte si trova a 2-300 metri di altitudine, il resto a metà collina, per finire più in basso a 80 metri. Il blend è quello classico, 85% di cabernet sauvignon, 15% di franc. Il colore è brillante. Come sempre Sassicaia non cerca di colpire con effetti speciali o concentrazioni da Napa Valley. È la finezza a colpire: il legno è appena accennato, poi si percepiscono erbe aromatiche, fiori, spezie, una complessità ancora in divenire. Dinamico e fresco, per nulla muscolare, ha tannini maturi e vellutati. La sua grandezza si rivela nel finale, tutto frutto e dotato di una lunghezza infinita. Un vino a sé, da provare tra 20 anni per goderlo come si deve. (95/100)

Podere Grattamacco – Bolgheri Superiore Grattamacco 2015
I vigneti si trovano a 100 metri di altezza, in un luogo panoramico, e sono riparati dai venti marini, particolarmente pericolosi per la vite. Suoli diversi di sabbie e calcareo marnosi. 65% di cabernet sauvignon, 25% merlot e 15% di sangiovese. E qui il sangiovese si sente! Colore scuro, ha un carattere a parte, terroso e minerale, continua con ricordi di nocciòlo di ciliegia, tabacco e fiori. Sapido e nervoso, parla molto del suo terroir, a differenza di altri vini sembra poter evolvere molto bene nonostante la massa tannica. Molto bello il finale, per me è sempre un vino significativo e “vero”. (94/100)

Caccia al Piano 1868 – Bolgheri Superiore Levia Gravia 2014
40% di cabernet sauvignon, 32% franc e 28% merlot. Annata non facile, si è molto lavorato sulla selezione delle uve, che arrivano dal solo vigneto di San Biagio a 210 metri di altitudine. Una rarità a Bolgheri. Colore granato. Al naso un vegetale nobile, composta di fragole, menta ed eucalipto. I tannini si accompagnano ad un frutto maturo e fresco, complessivamente danno una spinta fino a quando il fino permane nel palato. Non il più potente, rispetta bene i dettami dell’annata e saprà evolvere bene. (90/100)

Pietranova – Bolgheri Superiore Renzo 2014
Maggioranza di cabernet sauvignon e il resto merlot. Terreni profondi con presenza di ciottoli, ottimo per drenare l’acqua. Inizialmente sembra imprigionato dal legno, potente e monolitico. È tra quelli che più si giovano del tempo nel bicchiere, rimane il legno e un pizzico di austerità tannica, ma il frutto sembra poter sostenere la struttura. Una sorpresa e una bottiglia che ha saputo stupire durante la degustazione. (91/100)

Batzella – Bolgheri Superiore Tam 2013
Cabernet sauvignon e franc. Il nome deriva dal vietnamita, e significa passione. Un vino che si ispira più di altri a canoni internazionali, alla ricerca della potenza e della concentrazione. Purtroppo la materia sembra non tenere e il vino asciuga molto nel finale. Cenni vegetali al naso, forse qualche problema di maturità o di affinamento. Il finale mi è veramente difficile da affrontare per la parte tannica. (84/100)

Fabio Motta – Bolgheri Superiore Le Gonnare 2013
Dopo aver lavorato da Satta, Fabio Motta inizia la sua avventura personale nel 2009. L’idea è quella di trovare una strada personale, coltivando solo i terreni in prima persona e seguendo i ritmi della terra. Taglio originale: 85% merlot e 15% syrah. Fermentazione con i soli lieviti spontanei e affinamento in legno nuovo per il 30%. Al naso sembra molto un cabernet franc per le sue note piacevolmente floreali e vegetali. Seguono mirtillo, cuoio, fiori, tabacco e tartufo nero. Se dovessi collocarlo, lo metterei a Saint-Émilion. Maturo ed espressivo, sembra già pronto da bere, anche se non dovrebbe avere problemi a evolvere per alcuni anni. (92/100)

Poggio al Tesoro – Bolgheri Superiore Dedicato a Walter 2013
Se vogliamo continuare con il gioco dei confronti, questo lo confronto ad un cabernet della Loira. Con più concentrazione e un gusto più barocco. Cenni di peperone, cenere, terra e tanto mare. Che gli dà una nota particolare. Ancora giovane e tannico, ha calore e si rivela voluttuoso. Da abbinare a un cibo grasso. (89/100)

Cipriana – Bolgheri Superiore San Martino 2013
Una delle cantine più storiche, fondata nel 1975. Blend di cabernet sauvignon e petit verdot. Parte piuttosto chiuso, con sentori poco gradevoli di verdura. Si affina nel bicchiere, diventa floreale e minerale, odora di grafite. Un vino di stile più classico e tradizionale, senza eccessi di legno o di concentrazione. Posato e calmo, ha una sua ragione di essere, quasi distaccato dai suoi colleghi. Bella progressione e finale di paprica e pepe. (90/100)

Tenuta San Guido – Bolgheri Sassicaia 2013
Un inizio anno freddo e piovoso, il ciclo vegetativo è partito in ritardo. La pianta ha recuperato grazie a una estate regolare e calda. Grazie alla notevole escursione termica i cabernet hanno una grande potenza aromatica. Blend tradizionale di cabernet sauvignon e franc. Ha un lato più evoluto rispetto al 2015. Sembra passare una fase di chiusura, rimane vegetale, con cenni di radice, liquirizia. Scontroso anche al palato, i tannini sono più mordenti. Piace quel suo sembrare un vino di altri tempi, lontano dalle concentrazioni volute dagli esponenti della modernità enologica. La sua fragilità dovrebbe essere temporanea, ma la sua eleganza non sparirà con il tempo, anzi non potrà che approfondirsi. (92/100)

Campo alla Sughera – Bolgheri Superiore Arnione 2010
Annata particolare per le piogge abbondanti della primavera e un ritardo nella vendemmia di circa 15 giorni. I vini hanno meno struttura, meno alcol e più acidità. Terreni argillo-sabbiosi con 38 parcelle diverse. Si cerca di non toccare molto il vino e di evitare le concentrazioni. 40% cabernet sauvignon, 20% di franc, merlot e petit verdot. Sembra di trovarsi davanti a un vino toscano, scusate l’apparente banalità. Intendo dire che tra tutti è quello che più mi ricorda quella regione per il frutto croccante, la spezie, il cuoio e la parte terrosa. Si libera molto rapidamente del legno per rivelarsi molto aperto e vivace. Il frutto è brillante, grasso e luminoso, termina su bei ricordi di erba, rosmarino e terra. Un finale quasi esplosivo. Una versione moderna senza esagerazioni e particolarmente dinamico. (92/100)

Antinori – Bolgheri Superiore Guado Al Tasso 2007
I terreni si trovano nell’anfiteatro bolgherese, le colline che circondano i terreni che scendono al mare. Il clima è caldo di giorno e fresco di notte per le brezze. Il blend del 2007 prevede un 57% di cabernet sauvignon, 30% di merlot, 10% di franc e 3% di petit verdot. Annata di equilibrio con un settembre caratterizzato da escursioni termiche importanti che hanno portato a uno sviluppo notevole di aromi. Uno dei vini più concentrati e potenti. Scuro e tannico, ha una materia imponente. È tra quelli che più migliorano nel calice, con una acidità vibrante a riscattare il finale. Il tannino non è tra i più delicati, ma la materia lo affianca. Serve tantissima pazienza e un cibo adatto. (87/100)