Bob Dylan, un Nobel del vino

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Scrivo questo post in una (brutta) stanza di albergo in una uggiosa e piovosa giornata di autunno a New York. Immaginate il mio stupore nell’apprendere che il neo premio Nobel per la letteratura Bob Dylan è considerato da alcuni uno dei più grandi critici del vino in America. Il suo attento lavoro di analisi pare abbia influenzato tutta una generazione di wine lover negli Stati Uniti. Ron Washam ha scritto un interessante articolo nel quale ricorda alcune delle cose più illuminate scritte da Dylan sul vino. Tanto da affermare: “Non sono uno di quelli che pensa Bob Dylan sia un grande poeta americano. Invece ammiro la sua grande capacità di scrittura sul vino che, almeno per me, è stata vergognosamente nascosta”. Aspettiamo con trepidazione il suo pensiero riguardo i Bordeaux 2016, anche se la cosa più probabile che potrà dire sarà: “Don’t think twice, it’s allright”.
Chi ha letto fino a questo punto, si starà chiedendo se ho scritto queste righe sotto l’effetto di un cattivo Cabernet della Napa Valley. Niente di tutto ciò. In realtà l’articolo di Washam, pubblicato nel wine journal della newsletter di Robert Parker, è una divertente paginetta nella quale alcune delle canzoni più popolari di Mr Robert Zimmermann vengono amichevolmente storpiate fingendo che siano dedicate al vino. Così apprenderemo che Dylan scrisse “Bordeaux ’61 Revisited” mescolando la sensibilità del poeta al palato di un Master of Wine. Ha reso il vino avvicinabile al comune bevitore, usando il linguaggio per renderlo totalmente incomprensibile. L’articolo è molto godibile, anche se serve una discreta conoscenza dell’inglese e anche dell’opera di Dylan per capire i riferimenti a sue canzoni.
Mi è sembrato un modo originale per celebrare l’assegnazione del Nobel al grande menestrello di Duluth.
Like a rolling stone.