E basta col dire che il vino in tappo a vite non evolve!

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Marco De Tomasi anima un blog che si chiama Vitis – Libere Cronache di Degustazione. Di sé dice: “Ho un rapporto con il vino che sfiora la religione”. Di recente su Facebook ha scritto così: «Perché mai la questione del tappo a vite dovrebbe riguardare solo i vini di “fascia bassa”? Proprio perché spendo cifre importanti il produttore, a maggior ragione, dovrebbe garantirmi che l’integrità del contenuto non sia compromessa da difetti del contenitore e della chiusura. Una bottiglia da 100 euro che finisce nel lavandino lascia un ricordo ben diverso, rispetto a 10 bottiglie da 10 euro che fanno la stessa fine. Dove sta la logica di riservare una chiusura potenzialmente difettosa al prodotto più pregiato? O sono io che ragiono male?»

No, non sei tu che ragioni male. Hai detto giusto, Marco. L’idea che il tappo a vite vada bene tutt’al più per i vini di “fascia bassa” è semplicemente assurda. Anzi, è vero esattamente il contrario. È meglio per il vino in sé, molto meno esposto a rischi. Con la chiusura a vite si conserva meglio. Soprattutto, c’è una sostanziale invarianza da una bottiglia all’altra.

E poi in tappo a vite il vino evolve meglio. Sì, evolve. Facciamola finita con la leggenda che il sughero consenta al vino di evolvere e la capsula a vite no. Non sto neppure a spiegare il perché, basta andare a cercarsi la spiegazione nella marea di testi già scritti sull’argomento.

Finiamola, per favore, anche con l’altra leggenda, ossia quella che basta portare indietro la bottiglia difettosa perché te la cambino. Non è vero perché tantissime volte non è possibile.

Non è possibile perché molto spesso il vino viene bevuto anche parecchi anni dopo l’acquisto e dunque nessuno te lo cambierebbe.

Non è possibile perché magari l’hai acquistato da un produttore che sta a centinaia di chilometri e non puoi tornare là per farti cambiare la bottiglia.

Non è possibile perché di un vino di vecchie annate non esistono molte bottiglie in circolazione e dunque anche se trovassi chi è disposto a riconoscere il difetto, il cambio sarebbe con una bottiglia di un’annata diversa.

Non è possibile perché magari non è l’odore di tappo, l’effetto del tca insomma, ad aver rovinato il vino, bensì una delle millanta deviazioni prodotte dalla tappatura.

Non è possibile per un sacco di motivi.

Il vino datemelo chiuso in modo tale da minimizzare i problemi. Soprattutto quello da lungo invecchiamento, quello che costa di più. Lo voglio in tappo a vite. Al limite in tappo a corona.

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3 comments

  1. Bruno Sonzogni

    Ho piacere che un esperto confermi una convinzione che ho da tempo ma che da profano non ho mai osato esternare per non incorrere nella scomunica da parte dei soliti sostenitori che le novità sono sempre peggiorative.

  2. Riccardo Meconi

    Buongiorno sig. Angelo,
    ho scoperto con piacere la sua rubrica, che sto leggendo approfonditamente.
    Sono evidentemente molto interessato alla questione, essendo un giovane sommelier.

    Le dispiacerebbe indirizzarmi su articolo/siti/libri in cui si chiarisce il potenziale di evoluzione di un vino sotto chiusura ermetica, piuttosto che di sughero?

    La ringrazio e complimenti per il blog

  3. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    La ringrazio per i complimenti. Temo di deluderla sul tema dei libri: non ne conosco che trattino approfonditamente il tema. Trova certamente molto materiale sul web: in genere si tratta di ricerche pubblicate in lingua inglese. Le posso solo aggiungere di prestare molta attenzione al committente delle ricerche, ossia se la ricerca sia stata realizzata su basi indipendenti, oppure su commissione dei produttori dei vari sistemi di chiusura. La sua sollecitazione è comunque molto interessante, vedrò di selezionare alcuni interventi sul web e di farli conoscere ai lettori. Grazie ancora.

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