Basta coi campanilismi in Valpolicella

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In Valpolicella col vino si fanno i soldi, tanti. È una delle aree viticole italiane in cui i vigneti valgono di più, forse quella che mediamente dà maggior valore ai vignaioli. L’Amarone è un treno che corre da anni, il Ripasso porta denaro fresco nelle casse delle aziende, tutto il territorio – mica solo chi fa vino – ne beneficia. Il problema è che a decidere delle sorti di quel territorio sono in tanti, probabilmente in troppi, e manca dunque una politica coordinata per pensare al futuro.
L’invito all’abbandono dei particolarismi è arrivato da una delle più grandi realtà del mondo vitivinicolo valpolicellese, la Cantina Valpolicella di Negrar. “La nostra denominazione vinicola merita una gestione del territorio unitaria nell’area della Valpolicella Classica” ha detto il presidente della Cantina, Renzo Bighignoli, invitando i sindaci di Negrar, San Pietro in Cariano, Marano, Fumane e Sant’Ambrogio a pensare unitariamente al territorio, perché “una grande denominazione come la Valpolicella, che ha nell’Amarone il vino simbolo a livello mondiale, avrebbe bisogno di una gestione più coordinata, con regole condivise da tutte le amministrazioni comunali che la governano”.
Ben detto, accidenti!
E sottoscrivo anche quanto ha affermato il direttore della Cantina, Daniele Accordini: “Le cinque amministrazioni della Valpolicella Classica dovrebbero riuscire a pensare come fossero un unico ente territoriale in grado di mediare tra i vari portatori d’interesse: i viticoltori, gli ambientalisti e gli enti istituzionali extraterritoriali vanno coinvolti di volta in volta nella progettualità di un’area unica. Quando vendiamo all’estero i nostri vini, infatti, noi produttori vendiamo il brand Valpolicella, non certo l’appartenenza a una singola vallata, che rimane una peculiarità da raccontare ai consumatori per far apprezzare ancor più il nostro prodotto”.
Sta dunque maturando una nuova coscienza in terra valpolicellese? Lo spero, sinceramente lo spero. Che a farsene portavoce sia una grande cooperativa, e dunque una realtà portatrice anche di diffusi interessi sociali, mi conforta.