Asti Secco no, ma Secco Veneto va bene?

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Marilena Barbera è una vignaiola siciliana. Sulla sua bacheca di Facebook ha pubblicato la foto di uno spumante trovato in un negozio americano, Applejack, in Colorado nella Greater Denver Area. Il vino in questione porta in etichetta, sul fronte, la dicitura Secco Italian Bubbles 2014 Chardonnay. Sulla retroetichetta, invece, sta scritto Secco Italian Bubbles Sparkling Chardonnay Brut Veneto Charles Smith Winemaker, produced and bottled by Viticoltori Ponte Srl Ponte di Piave – Veneto – Italy. Annoto, per inciso, che la menzione Veneto dovrebbe essere accompagnata dalla dicitura “indicazione geografica tipica” oppure “indicazione geografica protetta”, che invece non mi pare di vedere, ma sono burocratismi.
Charles Smith è un genio del marketing vinicolo. In ottobre il colosso Constellation Brands ha annunciato di aver acquistato dalla Charles Smith Wines cinque vini super e ultra premium per una cifra di circa 120 millioni di dollari: le etichette oggetto della transazione sono Kung Fu Girl Riesling, Velvet Devil Merlot, Boom Boom! Syrah, Eve Chardonnay and Chateau Smith Cabernet Sauvignon.
Invece, Ponte di Piave, la località da cui viene il Secco Veneto rintracciato da Marilena Barbera, sta in provincia di Treviso, terra di Prosecco.
A proposito di Prosecco, ricordo che pochi giorni fa il Sistema Prosecco, la società istituita dai consorzi di tutela del Prosecco doc e delle docg di Asolo e di Conegliano Valdobbiadene per realizzare una comune lotta alla contraffazione delle tre denominazioni prosecchiste, è uscito con un comunicato nel quale, a proposito della richiesta del Consorzio dell’Asti volta a ottenere la nuova menzione per l’Asti Secco, afferma che “la questione ‘Asti Secco’ dovrà essere gestita in modo da garantire che l’etichettatura della nuova tipologia di Asti non risulti in alcun modo evocativa della denominazione Prosecco”.
Non sta certamente a me giudicare se anche quella del Secco Veneto costituisca o no un’etichetta “evocativa della denominazione Prosecco”.
Proseguo invece ad esporre quel che ho reperito on line riguardo all’azienda che ha prodotto e imbottigliato il vino.
Sulle pagine dello shop on line della Viticoltori Ponte leggo così: “Cantina Ponte e Viticoltori Ponte: un connubio tra una realtà cooperativa vinicola tradizionalmente legata al suo contesto territoriale e un’azienda dedicata alla diffusione in Italia e nel mondo di una vasta gamma di vini fermi, frizzanti e spumanti”.
Sul sito della Viticoltori Ponte leggo poi un comunicato che informa che dal primo gennaio 2016 il direttore generale della Cantina Viticoltori di Ponte di Piave sca è stato nominato anche direttore generale della Viticoltori Ponte srl “in nuova struttura organizzativa che punta al rafforzamento dell’integrazione tra le due aziende che costituiscono il ‘sistema Viticoltori Ponte’ coprendo tutta la filiera, dal vigneto alla tavola dei consumatori in Italia ed in 28 paesi in tutto il mondo”.
Dal medesimo comunicato apprendo il nome del presidente della Cantina Viticoltori di Ponte di Piave e, scorrendo l’organigramma del Consorzio di tutela del Prosecco doc, pure disponibile on line, noto che il presidente della Cantina Viticoltori di Ponte di Piave è anche membro del consiglio di amministrazione del Consorzio di tutela.