Anche l’aligoté fa grandi vini se a farli è un grande

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Quando si parla di Borgogna e delle sue uve si pensa al pinot noir se si ragiona di rossi e allo chardonnay se si discute di bianchi. Che volete che vi dica, sono un bastian contrario, a me il pensiero corre rapido come una fucilata all’inarrivabile beva dei bianchi borgognoni fatti con l’aligoté, vitigno figlio d’un dio minore nell’olimpo ampelografico, ma buono assai e assai quando si voglia bere un bicchiere per l’aperitivo e forse anche due o tre.

C’è poi in Borgogna, nella Côte Chalonnaise, una denominazione d’origine, un’aoc, che prevede solo il bianco fatto appunto con l’uva dell’aligoté. L’appellation è quella di Bouzeron, paese a sud di Beaune, fra Santenay, Rully e Mercurey.

In quell’appellation di Bouzeron fa vino anche un tale Aubert de Villaine, e chi se n’intende di cose borgognone a sentire questo nome s’inginocchia in deferente omaggio, perché è comproprietario di un mostro sacro come il Domaine de la Romanee-Conti.

Bene, inginocchiatevi pure anche davanti a questo suo Bouzeron Aligoté, prova provata che quando si è dei geni del vino si tirano fuori capolavori anche dalle uve e dai terroir che il pregiudizio reputa “minori” e che “minori” non lo sono affatto, come non lo è nessuna uva e nessun terroir quando li si rispetti e valorizzi per quel che sono.

Ho stappato a distanza di anni il vino della vendemmia 2010 ed ci ho trovato un’anima intimamente borgognona, e dunque il guizzo minerale e la freschezza agrumata. Irresistibilmente da bere, ma seriamente vino.

Vin issu de rainsins de l’agriculture biologique, è scritto in etichetta per dire che è bio, ma questo è un dettaglio, mentre non lo è l’avvertimento di non servirlo troppo freddo, semmai intorno ai 12 gradi, insomma fresco, non ghiacciato.

Bouzeron 2010 Domaine A. et P. de Villaine
(93/100)

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