Anche il Barolo potrebbe andare in bag in box

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“Secondo me anche il Barolo potrebbe benissimo andare nel bag in box”. Oh, là, finalmente qualcuno che infrange i tabù. Questo qualcuno, stando a quanto leggo sul blog Sapori del Piemonte, non è mica uno qualunque. Si tratta di Giuliano Noè, e per chi non lo conoscesse si sappia di lui almeno che Carlin Petrini ha scritto così: “È grazie a gente come Giuliano se la Barbera è diventata il vino che oggi apprezziamo”. E sull’edizione 2005 di Vini d’Italia, allora coedita dal Gambero Rosso e da Slow Food, venne proclamato enologo dell’anno. Ecco qui.

Ora, è ovvio che il bag in box non è contenitore da lungo invecchiamento e che dunque ci deve andar dentro un vino pronto da bere (il che non vuol dire giovane, vuol dire semplicemente quel che ho scritto, ossia “pronto da bere”). Però ormai in Francia nel bag in box ci mettono dentro anche vini rari e costosi e perfino di gente all’avanguardia del “natuale”. Tanto per dire, è in bag in box il Bourgogne Hautes-Côtes de Nuits 2016 di Emmanuel Giboulot, vigneron biodinamico che è a tal punto avverso alla chimica da essere andato sotto processo per aver rigettato l’ordine prefettizio di trattare le proprie vigne contro la flavescenza dorata, ed è un bag in box venduto alla cifra per nulla modesta di 45 euro, e stiamo parlando di un bag in box di due litri.

Così mi piace che Giuliano Noè, uno che di vino ci capisce gran tanto, durante una conferenza stampa di quella cantina cooperativa dei viticoltori di Vinchio e Vaglio Serra, presso la quale ha realizzato la rinascita della Barbera, abbia affermato che “il bag in box è il migliore contenitore per i vini, tutti i vini, anche quelli di qualità”.

Dunque – dico io – facciamola finita, per favore, con gli isterismi da “ritualità della stappatura”. Pensiamo al vino, alla sua integrità, alla sua praticità di utilizzo. Insomma, riportiamolo sulle tavole, ‘sto vino. Anche in bag in box. L’ho già scritto commentando l’uscita del bag in box di un vino della Cascina Tavijn e lo ripeto ancora: la rivoluzione incomincia anche da una scatola.


6 comments

  1. Maurizio Gily

    Sono favorevole al BIB. Ma mo’ non esageriamo.

  2. rampavia

    Sono d’accordo. E’ ovvio che non pochi appassionati e critici, a priori, senza cioè aver mai assaggiato vini in bag in box, facciano facili e scontate battute . Personalmente ho avuto modo di assaggiare un ottimo vino toscano in questo contenitore e questo vino, in degustazione alla cieca, ha fatto ottima figura nei confronti di altri vini ugualmente importanti contenuti in bottiglia con tappo di sughero. Mi sono comprato più di un bag in box di questo vino e l’ho bevuto anche mesi dopo l’acquisto con l’estate di mezzo. Il vino non aveva perso nulla. Mi permetto di invitare coloro che soffrono da sindrome da Tavernello, di provare e quindi eventualmente di criticare se saranno ancora dello stesso avviso,

  3. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    Grazie per la testimonianza. Sono sempre più convinto che ci si debba concentrare sul vino e sulla sua praticità di utilizzo. I riti del passato appartengono al folclore, non al vino. Grazie ancora.

  4. Luciano Ramella

    I miei precedenti commenti non sono stati pubblicati. Forse perchè utilizzavo il mio nick name.
    Ci riprovo perchè l’argomento mi piace e penso che anche in Italia il bag in box abbia un futuro importante. La mia esperienza è decisamente positiva. Poggio Trevvalle Morellino di Scansano 3 litri. A parte la convenienza, la qualità del vino, grazie a questo contenitore, è rimasta inalterata per circa due settimane. Sono convinto che molti di coloro che osteggiano questo contenitore e che, a mio parere, sono colpiti dalla sindrome del Tavernello (peraltro venduto in contenitore diverso dal bag in box) non abbiano mai assaggiato vini in bag in box. Per il consumo quotidiano di vini di buona qualità e per le nostre tasche questa soluzione è, a mio parere, molto interessante. Il mondo va avanti, anche quello del vino. Se mai anche il Barolo dovesse essere “inscatolato” ……mi piacerebbe assaggiarlo.

  5. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    Vedo che un suo precedente commento (con nickname) è stato pubblicato ed ho anche risposto. La ringrazio nuovamente per la sua testimonianza, della quale condivido i contenuti.

  6. rampavia

    Mi scuso per le ripetizioni. Era effettivamente un problema di cache. Sono vecchietto, non come Noè (quello dell’Arca) e non ho molta dimestichezza con l’informatica. Ma non per questo demordo.

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